La crescente domanda di trapianto renale da donatore vivente ha portato a una progressiva estensione dei criteri di selezione dei donatori, includendo anche soggetti con ipertensione arteriosa. Tuttavia, la sicurezza a lungo termine di questa pratica rimane oggetto di dibattito. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Hypertension ha cercato di chiarire questo aspetto mediante una revisione sistematica e una metanalisi sugli esiti cardiovascolari e renali nei donatori renali viventi ipertesi rispetto a quelli normotesi.
«Abbiamo incluso 17 studi con un totale di oltre 45.000 donatori, di cui 4.881 con ipertensione, per valutare differenze nei tassi di sopravvivenza, eventi cardiovascolari maggiori, peggioramento della funzione renale e progressione verso l’insufficienza renale terminale» spiega Mariam Eldaba, dell’Ottawa Hospital e della University of Ottawa, Ottawa, Ontario, Canada, prima autrice dello studio.
Il follow-up mediano è stato di cinque anni. I principali esiti analizzati includevano la mortalità, l’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori (MACE), la comparsa di filtrato glomerulare stimato (eGFR) ≤ 45 mL/min/1.73m² e la necessità di dialisi o trapianto. I risultati hanno evidenziato un aumentato rischio di mortalità nei donatori ipertesi rispetto ai normotesi (differenza di rischio: 40 casi ogni 1.000 persone/anno). Tuttavia, non sono state osservate differenze significative nell’incidenza di insufficienza renale terminale, eGFR ≤ 45 o eventi cardiovascolari maggiori. Secondo gli autori, questi risultati suggeriscono che i donatori ipertesi possano essere esposti a un maggiore rischio di mortalità, pur senza un aumento documentato delle complicanze renali o cardiovascolari a medio termine. “Saranno necessari ulteriori studi prospettici di lungo periodo per comprendere meglio il profilo di rischio, soprattutto nei donatori giovani con ipertensione” concludono gli esperti.
Am J Hypertens. 2025 Jun 26:hpaf114. doi: 10.1093/ajh/hpaf114. Online ahead of print.