I crimini violenti in una città sono correlati ad un incremento della pressione nei suoi residenti, compresi quelli che vivono in aree a basso livello di criminalità. Lo rivela uno studio condotto su più di 53.000 adulti di Chicago.
La ricerca ha evidenziato che durante un picco della criminalità avvenuto nel 2015 anche i soggetti nelle aree a bassa criminalità sono andati incontro ad un incremento del 5% nel rischio di ipertensione, e secondo i dati nello stesso periodo è possibile osservare un aumento nei livelli pressori generali, un incremento delle visite ambulatoriali, un incremento dei ricoveri per tutte le cause ed in particolar modo un incremento dei ricoveri per cause cardiovascolari, come affermato dall’autrice Elizabeth Tung dell’università di Chicago.
Per i residenti nelle aree ad elevata criminalità lo stress era già presente, ma nei soggetti residenti in aree relativamente tranquille l’ondata di criminalità ha rappresentato un nuovo fattore stressante, ed il diffondersi delle notizie ha creato un effetto esponenziale.
I ricercatori affermano che sarebbe stato opportuno suggerire a molti dei pazienti osservati di effettuare una passeggiata di 30 minuti al giorno, ma molti pazienti hanno risposto di non poterlo fare per via di timori legati a problemi di sicurezza.
Altri pazienti anziani hanno affermato di avere problemi a gestire la propria farmacoterapia, ma di non desiderare l’aiuto dei propri figli in quanto pensavano che il loro quartiere non fosse sicuro.
I ricercatori hanno quindi concluso che la violenza influenza i pazienti in diversi modi, ed andrebbe trattata come una variabile quantificabile da inserire all’interno di appositi protocolli per la gestione ed il benessere dei pazienti stessi. (American Heart Association (AHA) Scientific Sessions 2018. Poster abstract Sa1099, presentato il 10/11)