Le conoscenze eclettiche degli specialisti in malattie infettive li qualificano in maniera unica per la guida dei programmi di gestione degli antibiotici (ASP), come emerge da una dichiarazione congiunta edita da IDSA, PIDS e SHEA.
La gestione degli antibiotici rappresenta un campo in rapida crescita che si occupa dell’abuso di antibiotici e dello sviluppo di resistenze ed effetti collaterali, e la dichiarazione deriva dalla necessità di individuare una figura che si prenda la responsabilità di stabilire gli obiettivi di questi programmi, come affermato da John Lynch III, direttore della Harborview Medical Center Infection Control, Antibiotic Stewardship and Employee Health Programs di Settle.
Gli ASP supervisionano selezione dei farmaci, dosaggi, durata delle terapie e vie di somministrazione, migliorando gli esiti per il paziente e contrastando l’evoluzione delle farmacoresistenze.
Il ruolo di leader di un ASP trascende sia l’assistenza di routine al paziente che l’epidemiologia ospedaliera, e ben si adatta alle capacità di un infettivologo, che ha esperienza di leadership sia nel proprio istituto che nelle agenzie sanitarie pubbliche, ha esperienza nel trattamento di infezioni complesse e possiede una profonda conoscenza di microbiologia, antibiotici e collegamento fra prescrizione informata e parametri qualitativi.
In un ASP, l’infettivologo guida team multidisciplinari che comprendono medici, farmacologi, infermieri e microbiologi nel controllo dell’uso degli antibiotici in tutti gli ambiti sanitari. I parametri di miglioramento degli esiti per il paziente includono riduzione dei ricoveri per infezioni e della durata del trattamento, riduzione dei costi dei farmaci, riduzione delle interazioni farmacologiche e minori tassi di antibioticoresistenza, mentre gli obiettivi comuni comprendono la riduzione dell’incidenza delle infezioni da Clostridium difficile e delle sepsi associate con accessi venosi centrali.
Il controllo degli antibiotici è particolarmente raro negli ospedali rurali, in quelli di accesso critico e nei piccoli ospedali comunitari, ma la telemedicina sta aiutando ad apportare l’esperienza degli infettivologi anche in questi centri. (Clin Infect Dis online 2018, pubblicato il 12/2 https://doi.org/10.1093/cid/cix1093)