E’ stato sviluppato un metodo per classificare la sepsi in 4 categorie che potrebbero aiutare i medici a sviluppare trattamenti migliori per una patologia che rappresenta la principale causa di morte dei pazienti ricoverati in ospedale.
Cio’ potrebbe portare a riesaminare le terapie che sembravano fallimentari quando i casi di sepsi venivano considerati nel loro insieme.
Secondo Christopher Seymour dell’università di Pittsburgh, creatore della nuova classificazione sulla base della revisione di 83.000 casi, la patologia si piò suddividere in 4 fenotipi diversi, a cui ci si riferisce mediante lettere greghe da alfa a delta.
I casi alfa presentano i test di laboratorio meno anomali, i casi beta soffrono di patologie croniche e di anomalie renali, i casi gamma presentano elevati livelli di infiammazione e principalmente disfunzioni polmonari, ed infine i casi delta presentano disfunzione epatica e shock.
Le probabilità di classificazione corretta risultano molto elevate. Sono ora attesi nuovi studi sulle caratteristiche biologiche di questi sottogruppi, e sarà necessario anche verificare se semplici interventi come antibiotici ad azione più rapida o interventi più complessi come le immunoterapie siano o meno efficaci nei pazienti appartenenti ai vari sottotipi.
I medici dovrebbero comunque superare la visione della sepsi come patologia unitaria, in quanto attualmente la selezione di antibiotici per un paziente con sepsi ed organi sotto stress è assolutamente la stessa a prescindere dal fatto che il paziente stesso abbia un’infezione del tratto urinario che abbia coinvolto anche il rene o che abbia una polmonite acquisita in comunità. (JAMA online 2019, pubblicato il 19/5 doi:10.1001/jama.2019.5791)