La divisione HIVMA dell’IDSA ha editato le prime linee guida complete per la gestione del dolore cronico nei pazienti con Hiv. Queste linee guida raccomandano che ogni soggetto con Hiv venga sottoposto a screening del dolore cronico, ed in caso di positività riceva un trattamento multidisciplinare incentrato sulle terapie non farmacologiche.
Secondo Peter Selwyn dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, co-presidente del comitato per le linee guida, è noto da lungo tempo che i pazienti con Hiv/AIDS sono ad alto rischio di dolore, e che esso venga diagnosticato e trattato inadeguatamente. Il 39-85% dei soggetti con Hiv manifesta dolore cronico, ed esso rappresenta il secondo sintomo più comune per cui questi pazienti ricercano assistenza in contesto ambulatoriale.
Dato che il dolore cronico è stato associato ad una scarsa aderenza alla terapia antiretrovirale, il suo trattamento potrebbe risultare importante per la gestione della malattia oltre che per la qualità della vita del paziente. Dato che i medici che trattano l’Hiv tipicamente non sono esperti in terapia del dolore, essi dovrebbero lavorare di concerto con altri, come gli specialisti dell’area, gli psichiatri ed i terapisti fisici.
Le linee guida, oltre a consigliare un monitoraggio periodico del dolore, suggeriscono anche l’inizio precoce della terapia antiretrovirale, che potrebbe prevenire e trattare alcune forme di dolore neurale associato all’Hiv. Fra gli approcci non farmacologici consigliati figurano terapia cognitivo-comportamentale, yoga, terapia fisica ed occupazionale ed ipnosi, nonché l’agopuntura. Se queste opzioni si dimostrassero inadeguate, è possibile considerare farmaci non oppioidi, con la gabapentina in prima linea, seguita da SSRI, antidepressivi triciclici o pregabalina. Gli altri agenti raccomandati comprendono capsaicina, cannabis medica nei pazienti adeguati ed acido alfa-lipoico, ma si sconsiglia la lamotrigina, che si è dimostrata utile solo in caso di trattamento antiretrovirale neurotossico, che andrebbe invece sospeso.
Sono del tutto sconsigliati gli oppioidi come agenti di prima linea, per via del rischio di abuso, dipendenza, deficit cognitivi, depressione respiratoria e cambiamenti endocrini o immunitari. Essi comunque possono essere considerati come opzione di seconda o terza linea in caso di dolore moderato, ma solo quando i benefici ne giustificano i rischi. (Clin Infect Dis online 2017, pubblicato il 14/9)
leggevo che antidepressivi tipo paroxetina e sertralina erano sconsigliati in pazienti con terapia anntivirale.chiedevo se era possibile sapere sapere di piu’ nelle demenze giovanili da hiv