La mortalità risulta aumentata nei pazienti con epatopatie moderate-gravi correlate all’epatite C cronica, e la progressione dalla forma lieve-moderata a quella grave della malattia non può essere prevista in modo affidabile. Lo ha dimostrato lo studio ALIVE, condotto su 964 pazienti da Javier Cepeda dell’università della California, secondo cui i pazienti con fibrosi epatica si trovano in serie difficoltà nonostante il trattamento altamente curativo.
Nonostante le raccomandazioni degli esperti di trattare quasi ogni pazienti con infezione cronica da Hcv, molti stati degli USA hanno ristretto l’impiego degli antivirali ad azione diretta (DAA) ai pazienti con fibrosi avanzata o cirrosi, presumendo che l’infezione di basso grado da Hcv non abbia conseguenze mediche e che la progressione verso la fibrosi epatica possa essere monitorata in sicurezza sino al rilevamento della cirrosi/fibrosi avanzata.
Il presente studio però ha riscontrato un certo incremento della mortalità anche nei soggetti con fibrosi moderata, e questa osservazione, insieme all’impossibilità di individuare con un’accuratezza prognostica sufficiente i soggetti che progrediscono da uno stato a bassa mortalità ad uno ad alta mortalità, potrebbe non supportare la scelta di un monitoraggio vigile sino all’avvenuta transizione, suggerendo la necessità di trattare invece ogni paziente più precocemente possibile. (Clin Infect Dis online 2017, pubblicato il 10/3)



