I risvegli notturni persistenti nei bambini di 2-5 anni sono associati positivamente a sintomi emotivi, inattenzione/iperattività e problemi di condotta quando il bambino giunge in età prescolare.
Secondo Sabine Plancoulaine della INSERM di Villejuif, autrice di uno studio su 1.134 bambini, i problemi di risveglio notturno sono comuni negli anni prescolari, e possono persistere nel tempo. Dati i problemi ad essi associati, l’investigazione sistematica su quantità e qualità del sonno nei primi anni di vita e la provisione di consigli sull’igiene del sonno potrebbero essere di beneficio per molti bambini, ed in particolar modo per quelli che presentano difficoltà comportamentali.
La correlazione fra risvegli notturni e problemi comportamentali apre la via ad una migliore comprensione sulla natura dei problemi dell’esternalizzazione comune e dell’autoregolazione internalizzata come inattenzione/iperattività, problemi di condotta e sintomi emotivi.
Il presente studio, identificando indizi ai quali guardare quando si sospetta che un bambino abbia problemi di attenzione, fornisce l’opportunità di introdurre gli interventi anche prima della tradizionale età di insorgenza, il che potrebbe incrementarne il successo.
Lo studio inoltre supporta la sostituzione del termine “deficit” con “disregolazione” nel campo dell’ADHD. L’associazione fra fenomeni apparentemente non correlati come i risvegli notturni ed i disturbi della condotta prova che questi problemi abbiano una radice comune, e probabilmente si tratti della disregolazione di processi neurali, il che spiegherebbe, ad esempio, come mai i soggetti con ADHD dimostrino molta attenzione in alcune situazioni e la totale incapacità di concentrarsi in altre. (Sleep Med online 2017, pubblicato il 13/11 DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.sleep.2016.09.008)