Nei pazienti con bioprotesi degenerate, la TAVR valvola-in-valvola (VIV) porta ad esiti favorevoli che persistono a distanza di 3 anni.
Lo dimostra uno studio condotto sul registro PARTNER 2 da John Webb del St. Paul’s Hospital di Vancouver, che ritiene i risultati della VIV TAVR molto incoraggianti, e prevedde che in futuro la maggior parte dei pazienti favorirà questo intervento piuttosto che la ripetizione dell’intervento originale.
I dati dimostrano che la VIV TAVR risulta associata ad un tasso relativamente basso di mortalità e complicazioni maggiori, a miglioramento dello status emodinamico ed ad un eccellente miglioramento negli esiti funzionali e relativi alla qualirà della vita a distanza di 30 giorni ed un anno.
I dati a 3 anni supportano la valenza di questo intervento come importante terapia alternativa nei pazienti appropriati con insufficienza di una valvola aortica bioprotesica, ma è comunque necessario un monitoraggio a lungo termine oltre i 3 anni per valutare la durevolezza della VIV TAVR, anche se è improbabile che se ne effettuino studi randomizzati, ed è invece più probabile che essa divenga natiralmente e gradualmente uno standard assistenziale.
Secondo alcuni esperti sarebbe anche opportuno iniziare a pensare a quali valvole cardiache transcateterali siano più idonee per l’intervento e come ottimizzare gli attuali design per facilitarlo.
Alcuni affermano che le nuove valvole aortiche bioprotesiche chirurgiche sono state create per durare più a lungo, nonché per adattarsi meglio ad una procedura VIV nel caso in cui si presentasse un’insufficienza nel corso della vita.
E’ dunque necessario discutere con il team chirurgico una strategia efficace per la gestione della terapia primaria per le stenosi aortiche, e forse anche per le eventuali procedure di reintervento. I pazienti che trarranno ancora beneficio dalle procedure VIV saranno quelli a rischio troppo elevato per sottoporsi ad una nuova sostituzione valvolare per via di età avanzata, fragilità o controndicazioni ad un approccio chirurgico.
E’ opportuno usare cautela nelle popolazioni più giovani o a minor rischio, in quanto la durevolezza a lungo termine delle procedure VIV transcateterali non è stata ben definita. (J Am Coll Cardiol online 2019, pubblicato il 4/6 https://doi.org/10.1016/j.jacc.2019.03.483)


