Tre anni di dati di monitoraggio su pazienti con spondilite anchilosante trattati con THF-inibitori hanno dimostrato che sono necessari 6 mesi di trattamento per ottenere il massimo beneficio terapeutico e la stabilizzazione della funzionalità fisica. Questi risultati supportano l’estensione del periodo di valutazione di questi farmaci nella spondilite anchilosante a 6 mesi piuttosto che ai 3 mesi attualmente raccomandati nelle linee guida ASAS largamente seguite, come affermato da Salima van Weely del Vrije Universiteit Amsterdam’s Centre of Excellence for Ankylosing Spondylitis, coautrice dello studio che ha preso in esame 257 pazienti.
Sono stati anche identificati fattori predittivi che potrebbero aiutare il medico ad identificare i pazienti con spondilite anchilosante a rischio di esiti negativi e che potrebbero trarre beneficio da interventi maggiormente aggressivi. Il decorso stabile della funzionalità fisica da 6 mesi a 3 anni prova che il trattamento con TNF-inibitori è più efficace rispetto a quello con FANS, con i quali la funzionalità fisica tende invece a decadere nello stesso periodo di tempo.
Dolore, rigidità ed astenia sono importanti barriere per la pratica delle attività fisiche, ma la gravità di questi sintomi diminuisce con i TNF-inibitori, il che potrebbe motivare il paziente a divenire maggiormente attivo a livello fisico, ma i pazienti con comorbidità, bassi livelli di attività fisica, età avanzata o BMI elevato potrebbero essere candidati ad ulteriori terapie come, ad esempio, un allenamento fisico più intenso. (Arthritis Care Res online 2016, pubblicato il 16/2)