I risultati di uno studio randomizzato e controllato di fase 4, in aperto, della durata di 48 settimane condotto in 19 centri di cinque Paesi europei (Regno Unito, Belgio, Italia, Portogallo e Spagna), sono stati pubblicati su The Lancet nel 2021.
Lo scopo di questo studio era quello di confrontare l’effetto di due anticorpi monoclonali, tocilizumab e rituximab, in pazienti con artrite reumatoide con una risposta inadeguata agli inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF), stratificati in base allo stato delle cellule B sinoviali.
I 164 partecipanti inclusi sono stati classificati istologicamente come “B-cell poor/rich”, e assegnati in modo casuale ai gruppi:
- Rituximab: Infusioni di 1000 mg di rituximab ad un intervallo di 2 settimane (n= 83);
- Tocilizumab: Infusioni di 8 mg/kg di tocilizumab ad intervalli di 4 settimane (n=81).
Per migliorare l’accuratezza della stratificazione dei pazienti poveri/ricchi di cellule B, le biopsie sinoviali al basale di tutti i partecipanti erano sottoposte a sequenziamento dell’RNA e riclassificate in base alla firma molecolare delle cellule B.
Inoltre, lo studio inoltre era potenziato per verificare la superiorità di tocilizumab rispetto a rituximab nella popolazione povera di cellule B a 16 settimane.
L’endpoint primario misurato era un miglioramento del 50% dell’indice di attività clinica della malattia (CDAI50%) rispetto al basale.
Secondo i dati, nei pazienti classificati istologicamente come B-cell poor, non vi era alcuna differenza nel CDAI50% tra il gruppo rituximab (17 [45%] di 38 pazienti) e il gruppo tocilizumab (23 [56%] di 41 pazienti; differenza 11% [95% CI -11 a 33], p=0-31).
Tuttavia, nelle biopsie sinoviali classificate come “B-cell poor” con il sequenziamento dell’RNA, il gruppo tocilizumab aveva un tasso di risposta significativamente più alto rispetto al gruppo rituximab per CDAI50% (gruppo rituximab 12 [36%] di 33 pazienti vs gruppo tocilizumab 20 [63%] di 32 pazienti; differenza 26% [da 2 a 50], p=0-035).
Per quanto riguarda l’occorrenza di eventi avversi, questa non era significativamente diversa tra i gruppi di trattamento.
Secondo l’interpretazione degli autori, i risultati suggerirebbero che la stratificazione del tessuto sinoviale dell’artrite reumatoide basata sul sequenziamento dell’RNA mostrava associazioni più robuste con le risposte cliniche rispetto alla classificazione istopatologica.
Inoltre, per i pazienti con firma di espressione della linea B bassa/assente nel tessuto sinoviale, il tocilizumab sarebbe più efficace del rituximab.
In futuro, sarà necessario replicare i risultati e convalidare la classificazione basata sul sequenziamento dell’RNA in coorti indipendenti prima di formulare raccomandazioni terapeutiche per la pratica clinica.
Humby F, Durez P, Buch MH, Lewis MJ, Rizvi H, Rivellese F, Nerviani A, Giorli G, Mahto A, Montecucco C, Lauwerys B, Ng N, Ho P, Bombardieri M, Romão VC, Verschueren P, Kelly S, Sainaghi PP, Gendi N, Dasgupta B, Cauli A, Reynolds P, Cañete JD, Moots R, Taylor PC, Edwards CJ, Isaacs J, Sasieni P, Choy E, Pitzalis C; R4RA collaborative group. Rituximab versus tocilizumab in anti-TNF inadequate responder patients with rheumatoid arthritis (R4RA): 16-week outcomes of a stratified, biopsy-driven, multicentre, open-label, phase 4 randomised controlled trial. Lancet. 2021 Jan 23;397(10271):305-317. doi: 10.1016/S0140-6736(20)32341-2. PMID: 33485455; PMCID: PMC7829614.