Gli anziani che soffrono di una perdita dell’udito severa hanno oltre il 60% di rischio in più di andare incontro a demenza. È questo il dato che emerge da uno studio condotto dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora pubblicato sul Journal of the American Medical Association (Jama). “La perdita dell’udito incide sull’8% dei casi globali di demenza; ciò la rende il principale fattore di rischio modificabile per la demenza a livello di popolazione”, scrivono i ricercatori, che hanno provato a quantificare il rischio di demenza associato alla perdita di udito in un campione di 2.413 americani, oltre la metà dei quali ultra-ottantenni.
Il team ha scoperto che il rischio di soffrire di decadimento cognitivo cresce all’aggravarsi dei problemi di udito: chi ha una perdita di udito lieve ha solo un aumento dell’8% rispetto alla popolazione generale; nei casi di perdita di udito moderata o grave il rischio sale però al 61% e si registra un ulteriore aumento del 16% del rischio per ogni 10 decibel di perdita di udito.
Dallo studio è però emerso che l’utilizzo dell’apparecchio acustico può essere un efficace strumento preventivo: anche se non riporta il rischio al livello della popolazione generale, in quanti usavano l’apparecchio è stata rilevata una riduzione del rischio di demenza del 32% rispetto a chi non ricorreva al dispositivo. Questo dato, concludono i ricercatori, “giustifica interventi di sanità pubblica per migliorare l’accesso alle cure uditive, compresa una maggiore disponibilità di apparecchi acustici a prezzi accessibili”.