
Lo studio
Per valutare l’influenza dei farmaci sui risultati, i ricercatori hanno seguito 973 pazienti con bypass (CABG) e 2.255 con stent (PCI) da febbraio a luglio 2004. I follow up sono proseguiti per 12 -18 mesi e sono ricominciati nel 2009 , per monitorare l’aderenza ai farmaci prescritti e segnalare eventuali problemi circolatori, tra cui infarto fatale e non fatale, o successivi reinterventi di bypass o procedure di angioplastica. I pazienti sottoposti a chirurgia coronarica hanno seguito una terapia medica ottimale che includeva antiaggreganti, statine e beta-bloccanti per tenere sotto controllo i valori del colesterolo, la pressione arteriosa e il ritmo cardiaco.
I risultati
I pazienti trattati con entrambe le procedure sono stati dimessi con terapia a base di statine e aspirina, che proseguivano durante i follow up e hanno ottenuto migliori tassi di sopravvivenza libera da eventi cardiovascolari rispetto a quei pazienti che non erano aderenti alle terapiche mediche. I motivi per cui tanti pazienti dopo un intervento coronarico interrompono le terapie possono essere diversi; tra questi anche una inadeguata percezione della propria malattia. I risultati dello studio suggeriscono comunque la necessità di una maggiore formazione dei pazienti circa i vantaggi che possono ricavare dal seguire le terapie prescritte. Il messaggio da dare ai pazienti è che l’aspirina, le statine e i beta-bloccanti migliorano i risultati indipendentemente dal tipo di procedura interventistica utilizzata.
Fonte: Circulation
Autore: Lisa Rapaport   Â
(Versione italiana Quotidiano SanitĂ /Popular Science)

Nel titolo si afferma una cosa che poi è smentita nell’articolo, cosa deve capire un paziente? Dovreste precisare di cosa si tratta se di terapia preventiva o post evento. Dal titolo si capisce che è meglio non fare la terapia dalle conclusioni dello studio invece si raccomanda di farla.