
Dovuta alla degenerazione della cartilagine, l’artrosi d’anca colpisce soprattutto le donne, poiché spesso legata all’osteoporosi provocata dalla menopausa: su quattro pazienti solo tre sono uomini. Quando arriva a livelli gravi la soluzione è la sostituzione dell’osso con una protesi, intervento di cui in Italia se ne fanno circa 100.000 ogni anno. Tradizionalmente la protesi viene inserita con una via di accesso laterale che prevede il distacco dei muscoli dalla loro inserzione, necessitando una maggiore difficoltà nella ripresa dei movimenti.
“La nuova tecnica invece – spiega Manili, consulente presso il Centro Chirurgico Toscano di Arezzo e la Clinica Villa del Rosario di Roma – non comporta il distacco di alcun muscolo e per questo viene detta via anteriore mini-invasiva”. In altri termini, non si aggredisce il muscolo ma si divarica. I vantaggi “sono una marcata riduzione del dolore postoperatorio, scarsa perdita di sangue e rapida riabilitazione. Il paziente, infatti, riprende a camminare già a distanza di 24 ore”.
