
“In realtà siamo ancora molto lontani da qualcosa che si avvicini ad un vero e proprio ‘mantello dell’invisibilità’ e il procedimento usato è davvero molto complicato”, spiega Claudio Conti, professore associato del dipartimento di fisica dell’Università Sapienza di Roma. “La vera novità di questa ricerca sta nel fatto che il dispositivo funziona anche con la luce naturale, che contiene molti colori – aggiunge – e non solo con luce di un unico colore come i dispositivi precedenti. Anche in questo caso però l’oggetto deve essere illuminato da un’unica direzione”.
La maggior parte delle precedenti soluzioni funzionava alterando il percorso della luce, facendole aggirare l’oggetto invece di attraversarlo. I ricercatori guidati da José Azaña invece hanno elaborato un nuovo metodo: se l’oggetto riflette la luce verde, ad esempio, il dispositivo elimina solo la frequenza corrispondente, per poi ricostruire il fascio di luce com’era inizialmente dopo che ha attraversato l’oggetto, rendendolo invisibile. “In pratica elaborano e ricostruiscono l’impulso luminoso – conclude Conti – un po’ come farebbe una telecamera, ma con un procedimento molto più complesso”.
