
Lo studio
Il team di ricerca ha studiato 252 adulti ospedalizzati per ictus ischemico o Tia. Tutti sono stati sottoposti a screening per apnea notturna; il disturbo del respiro del sonno affliggeva circa i tre quarti dei pazienti.
A circa due terzi dei pazienti con apnea notturna è stato insegnato come utilizzare la macchina per la Cpap e sono stati incoraggiati a utilizzarla. Il restante terzo è servito ha costtuito il gruppo di controllo e ha ricevuto i trattamenti medici standard.
Le evidenze
I sintomi neurologici dei pazienti e la loro capacità di svolgere normali attività, come la deambulazione e l’auto-cura, sono stati valutati all’inizio dello studio e tra i sei e i dodici mesi. Al follow-up, tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento sia dei sintomi neurologici sia dello stato funzionale, ma il 59% di chi che ha usato Cpap ha fatto registrare punteggi neurologici quasi normali, contro il 38% dei controlli.
“Tutte le evidenze suggeriscono che prima si tratta l’apnea notturna, migliori saranno i risultati. Tuttavia, questo è difficile per un ospedale, che dovrebbe riconfigurare i servizi per quanto riguarda i disturbi del sonno”, sottolinea Bravata, autore principale dello studio. “Credo che lo studio dica chiarmaente che i pazienti con ictus e Tia dovrebbero ricevere test diagnostici precoci con studio del sonno. Se sofforno di apnea notturna dovrebbero essere trattati prima di lasciare l’ospedale”.
Fonte: J Am Heart Assoc 2018
Cheryl Platzman Weinstock
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
