
La ricerca, pubblicata sulla rivista Jama e segnalata dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sul suo sito, è nata per colmare la mancanza questo tipo di dati sulla popolazione anziana. Il rischio di ipoglicemia (cioè un livello di zuccheri troppo basso nel sangue) può aumentare anche a causa di ridotte funzioni cognitive, etĂ avanzata e durata del diabete, l’uso di farmaci, frequenti ricoveri in ospedale e l’impiego di insulina rispetto ad altri medicinali.
I dati disponibili suggeriscono di individuare come obiettivo dei valori di glicemia personalizzati sulle caratteristiche ed esigenze di ciascun paziente. E’ inoltre importante ascoltare le preferenze dei pazienti sul tipo di controlli da adottare e condividere con loro le scelte terapeutiche. Se alla fine i valori glicemici scelti come obiettivo non dovessero essere raggiunti, conclude lo studio, è meglio modificarli anzichĂ© intensificare il trattamento antidiabetico. L’Aifa ricorda che è disponibile per medici e pazienti, e attualmente in aggiornamento, un algoritmo per la definizione della terapia individuale per il diabete di tipo 2.
