Ebbene sì, multietnica e multiculturale. Sin dalla sua origine infatti è stata un crocevia di civiltĂ . Come facciamo a saperlo? A dircelo sono gli antropologi Alfredo Coppa dell’UniversitĂ Sapienza di Roma, Ron Pinhasi dell’UniversitĂ di Vienna, e il genetista e biologo Jonathan Pritchard dell’UniversitĂ americana di Stanford coordinatori di uno studio che ha analizzato il Dna di 127 persone da 29 siti archeologici, di Roma e dintorni. I risultati, che hanno permesso di ricostruire 12.000 anni di migrazioni, parlano chiaro: etnie anatoliche, iraniane e ucraine sono state rintracciate nel profilo genetico dei primi abitanti dell’Antica Roma.
“Per la prima volta abbiamo quantificato, grazie ai dati biologici, le direttrici migratorie da cui sono arrivate le popolazioni durante la crescita dell’Impero Romano”, ha detto Coppa. La ricerca mostra che circa 8.000 anni fa l’area di Roma era giĂ popolata da cacciatori-raccoglitori, e si è arricchita della presenza di agricoltori di origine mediorientale, anatolici e sorprendentemente anche iraniani; successivamente, tra 5.000 e 3.000 anni fa, sono arrivate popolazioni dalla steppa ucraina.
Con la nascita di Roma e il costituirsi dell’Impero Romano, la variabilitĂ genetica è cambiata, con arrivi soprattutto dalle aree del Mediterraneo orientale e Medio Oriente. Durante il periodo imperiale, “Roma era come New York: una concentrazione di persone di diverse origini”, ha osservato il genetista Guido Barbujani, dell’UniversitĂ di Ferrara, che non ha partecipato allo studio. Nei secoli successivi ha spiegato Coppa, “l’influenza orientale sparisce” e i dati genetici raccontano di arrivi, prima, dall’Europa occidentale e, dopo, dall’Europa centrale e settentrionale.