
Un nuovo studio condotto su topi ha infatti scoperto come questo medicinale arrivi a ridurre significativamente l’infiammazione legata all’etĂ e agli altri segni di invecchiamento. Il progetto di ricerca è frutto di un team internazionale composto da ricercatori della Brown University, della New York University, dell’UniversitĂ di Rochester, dell’UniversitĂ© de MontrĂ©al e della FacoltĂ di Medicina dell’UniversitĂ della Virginia e ha coinvolto anche i ricercatori italiani Alberto Caligiana e Greta Bocculi, ora all’UniversitĂ di Bologna.
Lo studio, pubblicato su Nature, fa emergere come la lamivudina (farmaco usato nella lotta all’Hiv) arrivi, nei topi, a ridurre significativamente l’infiammazione legata all’etĂ . Sono state necessarie due settimane di trattamento per ridurre i segni dell’infiammazione cronica. L’azione del farmaco va a bloccare l’attivitĂ di una particolare classe di retrotrasposoni delle cellule (la L1), che compongono sequenze di Dna che possono replicarsi e spostarsi in altri luoghi del corpo.
Si tratta di un risultato “promettente” spiega John Sedivy, docente alla Brown University, “per il trattamento di disturbi associati all’etĂ , tra cui l’Alzheimer ma molte altre malattie: il diabete di tipo 2, il morbo di Parkinson, la degenerazione maculare, l’artrite”.
