Alzheimer: le alterazioni del sonno profondo contribuiscono alla sua insorgenza

(Reuters Health) – Le alterazioni del sonno profondo potrebbero aumentare la quantità di beta amilode nel liquido cerebrospinale. Un cattivo sonno, nel tempo, si associa a livelli più elevati di proteina Tau nel liquido cefalorachiano (CSF). Lo hanno rilevato Yo-El Ju e colleghi della Scuola di Medicina della Washington University di St. Louis. “Più la qualità del sonno peggiora in alcune persone, più aumentano i livelli della beta amiloide e della proteina Tau, sostanze che nel lungo periodo sono entrambe coinvolte nell’Alzheimer. Non penso che le persone debbano preoccuparsi dell’Alzheimer dopo una brutta nottata, ma l’alterazione cronica del sonno aumenta il rischio della malattia di Alzheimer”.

La premessa
Le proteine Beta amiloide e Tau costituiscono le placche e i grovigli che sono il segno distintivo della malattia di Alzheimer. Alcuni studi hanno dimostrato che i livelli di Beta amiloide diminuiscono durante il sonno e si innalzano durante la veglia e che anche solo una notte senza sonno ne innalza i livelli. Tuttavia non è chiaro quale preciso aspetto della disfunzione del sonno possa causare l’accumulo della proteina; forse, hanno ipotizzato gli studiosi, l’interruzione del sonno a onde lente, che corrisponde alla fase più profonda del sonno quella senza sogni, quando le cellule cerebrali (neuroni) sono a riposo, perché in quel momento i livelli di beta amiloide scendono. Siccome le cellule cerebrali rilasciano amiloide durante l’attività, si suppone che se le cellule cerebrali non riescono a”riposare” con il sonno profondo producono un eccesso di amiloide.

Lo studio
Per lo studio è  stato monitorato il sonno di 17 individui tra i 35 e i 65 anni di età ed è emerso che il sonno profondo interrotto era seguito da elevati livelli di beta amiloide nel liquidi cerebrospinale al mattino.“La proteina Tau richiede più tempo per arrivare dal cervello fino al midollo spinale per cui abbbiamo monitorato il sonno della settimana precedente e abbiamo scoperto che peggiore era stato il sonno, maggiore era la quantità di Tau accumulata nel CSF”, dice Ju. Ovviamente lo studio non dimostra se e come il sonno interrotto contribuisca al rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer, ma sicuramente in qualche modo le due cose sono associate attraverso un possibile meccanismo. Il team sta studiando adesso se il trattamento delle apnee ostruttive del sonno possa ridurre i livelli di Tau e Beta amilode e, potenzialmente, il rischio di Alzheimer.

Fonte: Brain

Anne Harding

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

 

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