Alzheimer: differenze tra uomini e donne in un fattore genetico

(Reuters Health) – Nella patofisiologia dell’Alzheimer ci sarebbero differenze tra uomini e donne. In particolare, i livelli di apoliproteina E epsilon4 sarebbero più fortemente associati a elevati livelli di tau nel liquido cerebrospinale delle donne piuttosto che in quello degli uomini. A evidenziarlo, su JAMA Neurology, è stato un team di ricercatori guidato da Timothy Hohman, del Vanderbilt Memory and Alzheimer’s Center di Nashville (USA). L’APOE  (Alipoproteina E) è il più forte fattore genetico noto che predispone alla malattia di Alzheimer nella forma nota come sporadica, e la dose dell’allele epsilon4 aumenterebbe in modo indipendente il rischio di soffrire di questa patologia neurodegenerativa. Dai risultati della ricerca sarebbe emerso che questa associazione è più forte tra le donne piuttosto che tra gli uomini e in particolare tra le donne di età compresa tra 55 e 70 anni, anche se poco si conosce del meccanismo che sta alla base di questa differenza di genere.

Lo studio
Hohman e colleghi hanno valutato le differenze di sesso nell’associazione tra APOE e marker dell’Alzheimer misurati nel liquido cefalorachidiano in vita o nel tessuto cerebrale raccolto durante le autopsie. Rispetto agli uomini, le donne avevano livelli di tau più elevati nel liquido cefalorachidiano, avevano un più alto punteggio CERAD – un parametro che valuta le placche neuritiche e della stadiazione di Braak –  e l’APOE epsilon4 è stata associata con livelli di biomarker più elevati, viceversa l’APOE epsilon2 è stata associata con livelli più bassi di biomarker. L’associazione tra sesso e APOE epsilon4 è risultata presente solo tra individui positivi all’amiloide, Infine, negli studi sui tessuti prelevati in corso di autopsie, non vi erano interazioni significative tra sesso e APOE sulla neuropatologia.

Il commento
“Il sesso è una variante biologica importante e spesso trascurata che può fornire una visione critica dello sviluppo della malattia”, diece l’autore principale dello studio, Timothy Hohman . “Siamo rimasti sorpresi da due aspetti. Prima di tutto dal fatto che la differenza a livello di genere emergeva per la proteina tau e non per l’amiloide e poi che questa non era presente quando si valutavano gli ammassi di tau al momento dell’autopsia”.

Fonte: JAMA Neurology
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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