
I ricercatori hanno elaborato un modello sulla base di ricerche precedenti sul tema e sui dati di consumi farmaceutici, risorse idriche e accesso a impianti di trattamento delle acque, riferito a due farmaci, l’antibiotico ciprofloxacina e l’anticonvulsivante carbamazepina. La mappa del rischio risultante, confrontata con quella del 1995, rivela molte più zone ‘rosse’, dove è alta la probabilità che le concentrazioni mettano a rischio l’ecosistema.
All’Europa e agli Usa, già in pericolo vent’anni fa, si sono aggiunte diverse nazioni in Africa, Asia e Sudamerica. A preoccupare sono soprattutto i residui dell’antibiotico, che oltre ad essere pericolosi per gli animali potrebbero essere un fattore nello sviluppo dei batteri resistenti. “La concentrazione di questi antibiotici può essere pericolosa per i batteri nell’acqua – spiega – che a loro volta hanno un ruolo importante in vari cicli naturali. Gli antibiotici possono anche avere un impatto negativo sull’efficacia delle colonie di batteri usate nel trattamento delle acque di scarico”.
