Aids: 1 paziente su 10 è resistente alla terapia

Circa il 10% delle persone malate di Aids, una volta iniziata una terapia antiretrovirale, presenta un ceppo resistente. L’allarme viene lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulle pagine della relazione sulla resistenza ai farmaci da Hiv 2017, dove viene precisato che questa “crescente minaccia” potrebbe “minare i progressi globali” fatti finora e, “se non vengono prese azioni precoci e efficaci”, causare 135.000 morti nei prossimi 5 anni.

Il quadro
Nel 2016, si legge sul portale dell’Organizzazione, delle 36,7 milioni di persone che vivono con l’Hiv in tutto il mondo, 19,5 milioni hanno avuto accesso alla terapia antiretrovirale, un trattamento molto efficace nel sopprimere il virus. Ma la relazione mostra che in 6 degli 11 Paesi presi in esame in Africa, Asia e America Latina, oltre il 10% delle persone che hanno iniziato la terapia presenta resistenza ai farmaci, problema che si sviluppa quando non si aderisce al piano di trattamento prescritto.

La conseguenze non risiede solo nel fallimento della terapia, ma anche nella probabilità di trasmettere ad altre persone virus resistenti: ulteriori 135.000 morti e 105.000 nuove infezioni potrebbero verificarsi nei prossimi 5 anni se non verrà intrapresa alcuna azione e i costi dell’Hiv potrebbero aumentare di 650 milioni di dollari. “Dobbiamo affrontare in modo proattivo i livelli crescenti di resistenza, se vogliamo raggiungere l’obiettivo globale di porre fine all’AIDS entro il 2030”, ha commentato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale Oms.

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