
Per giungere a questo risultato, i ricercatori del Mount Sinai School of Medicine, hanno raccolto e analizzato i dati di oltre 35.000 persone, di cui 12.000 affette da autismo. È stato possibile accedere ad una tale quantità di informazioni grazie all’Autism Sequencing Consortium, un gruppo internazionale di scienziati che condividono campioni e dati dei pazienti.
I ricercatori hanno usato un sistema di analisi avanzato, che ha permesso l’integrazione delle mutazioni ereditarie e delle mutazioni de novo (mutazioni presenti solo nella cellula uovo o nello spermatozoo dei genitori, che sono quindi trasmesse al figlio pur non essendo presenti nei genitori). In questo modo hanno individuato i geni associati al rischio di autismo e, tra questi, ne hanno identificati 49 associati anche ad altri disturbi dello sviluppo.
“Questo è uno studio di riferimento, sia per le sue dimensioni che per il grande sforzo collaborativo internazionale richiesto. Grazie all’identificazione di questi geni, possiamo iniziare a capire quali cambiamenti cerebrali sono alla base dei disturbi dello spettro dell’autismo e iniziare a considerare nuovi approcci terapeutici”, ha affermato Joseph D. Buxbaum, direttore del Seaver Autism Center for Research and Treatment presso l’Icahn School of Medicine del Monte Sinai.
I geni associati al disturbo influiscono sullo sviluppo o sulla funzione del cervello, e riguardano sia i neuroni eccitatori (che stimolano l’attivazione di altri neuroni) che i neuroni inibitori (che portano all’inattivazione dei neuroni con cui comunicano).
Ora disponiamo di strumenti specifici e potenti che ci aiutano a comprendere le basi molecolari e cellulari della patologia, ha aggiunto Buxbaum, “e nuovi farmaci saranno sviluppati sulla base della nostra nuova conoscenza delle basi molecolari dell’autismo”.
