
“Nel 1938 alcuni studi avevano dimostrato l’efficacia della terapia nel risolvere i quadri di acuzie psichiatriche – ha ricordato Gabriele Sani, psichiatra, professore associato di psichiatria della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza di Roma e membro del board scientifico del congresso – Si era visto che la convulsione risolveva i sintomi psicotici nelle persone affette. All’epoca non esistevano trattamenti farmacologici né terapie fisiche”.
Dopo la guerra nascono, in Europa e negli Usa, i primi centri dedicati. “All’inizio la terapia era praticata senza tutti quegli accorgimenti che vengono presi oggi. Adesso chi si sottopone a questo trattamento è in anestesia totale e gli vengono somministrate terapie miorilassanti per evitare le scosse cloniche. Questi accorgimenti aumentano l’efficacia e la sicurezza della terapia elettro convulsivante”.
In Italia sono una manciata i centri in cui è possibile effettuare l’Ect – tutti a Nord – e i pazienti trattati ogni anno sono poche centinaia: “L’anno scorso l’Università di Pisa ne ha presi in carico una cinquantina, mentre villa Santa Chiara a Verona un centinaio”, ha puntualizzato Sani.
“Nel vostro Paese c’è una resistenza a questa terapia – ha affermato Declan McLoughlin, psichiatra al Trinity College di Dublino e tra i maggiori esperti di terapia elettro convulsivante – La letteratura ci offre prove solide della sicurezza e dell’efficacia dell’Ect in una parte della popolazione con gravi problemi psichiatrici che non risponde o non può accedere alla terapia farmacologica”. È infatti importante ricordare che non si tratta di una tecnica applicabile a tutti, ma solo a persone con patologie severe per i quali le altre terapie non sono praticabili. Tra gli effetti collaterali più comuni, l’alterazione della memoria a breve termine, che nel 70% dei casi è temporanea e si risolve in qualche mese. “L’Ect è una terapia potente per patologie molto gravi – ha ricordato l’esperto – Come ogni trattamento, non è priva di effetti collaterali ma riteniamo che il beneficio fornito a queste persone – la cura del sintomo – compensi il rischio. Nel resto d’Europa vengono trattati in questo modo in media 5 persone ogni 100.000 abitanti – ha continuato McLoughlin – Nel caso di Roma e del suo hinterland, che conta circa 5 milioni di persone, dovrebbero essere circa 250 i pazienti che potrebbero beneficiare del a terapia elettro convulsivante”.
Per Sani “sarebbe importante creare, a livello nazionale o regionale, gruppi di lavoro di professionisti formati sull’Ect e sulle altre terapie fisiche in psichiatria, come la stimolazione magnetica transcranica, per valutare caso per caso le migliori strategie terapeutiche da adottare. Tutto questo non è mai stato fatto”.
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