
“La conseguenza è che spesso i bimbi vengono curati con terapie per adulti in dosi ridotte”, spiega il presidente Fiagop Angelo Ricci, “ma i tumori negli adulti sono molto diversi rispetto a quelli dei bimbi, rispondono in modo diverso ai farmaci e hanno marker diversi”. Ad ostacolare l’accesso alle cure migliori c’è però anche un altro problema su cui la Campagna ‘Accendi d’Oro’ punta l’attenzione, ovvero il divieto, sulla base del Regolamento Europeo sulle Sperimentazioni Cliniche, di condurle in persone sotto i 18 anni. Eppure è proprio far parte di questi protocolli che consente di avere accesso a farmaci oncologi innovativi, basati sul potenziamento della capacità dell’organismo di combattere il tumore.
“La maggior parte degli immunoterapici – spiega Franca Fagioli, presidente Associazione Italiana Ematologia e Oncologia Pediatrica (AIEOP) e direttore dell’Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Regina Margherita di Torino – è in fase di approvazione in Italia, e possono venir somministrate nell’ambito di protocolli sperimentali, nei casi in cui tutte le altre terapie si siano rivelate inefficaci. Ad oggi, a causa del limite imposto, vi accede solo il 10% dei bimbi, che ne avrebbero bisogno”. Medici e genitori dei pazienti sono uniti nel chiedere di abbassare l’età almeno a 12 anni. “Questo non avrebbe particolari controindicazioni ma salverebbe la vita di molti ragazzi”, conclude l’esperta.
