
La ricerca
Geynisman e colleghi hanno usato le informazioni del National Cancer Database (Ncdb) per studiare la potenziale relazione tra i volumi della struttura e gli esiti per i pazienti con mRCC. Lo studio ha coinvolto complessivamente 41.836 pazienti (coorte A), 27.557 sottoposti a trattamento attivo (coorte B), 19.138 il cui trattamento ha incluso terapia sistemica con o senza chirurgia primaria (coorte C), 12.000 che hanno richiesto un trattamento con terapia sistemica presso l’istituto segnalante (coorte D) e 4.933 con siti noti di metastasi (coorte E).
Il volume mediano del centro di trattamento era di 2,2 pazienti per anno, con il 54% dei pazienti trattati nel primo 20% degli ospedali,
I risultati
Nell’analisi multivariata, l’aumento del volume di trattamento è significativamente associato a una riduzione della mortalità complessiva. Per la coorte A la sopravvivenza a un anno è stata del 36% con due pazienti per anno, del 39% con 5 pazienti l’anno, del 42% con 10 pazienti l’anno e del 46% con 20 pazienti all’anno.
La relazione tra maggior volume e migliore sopravvivenza è stata coerente in tutte le coorti. L’esclusione dei pazienti chirurgici dall’analisi ha attenuato gli effetti del volume sulla mortalità, ma le associazioni sono rimaste significative. “Sappiamo che non tutti i pazienti possono andare in una struttura a alto volume e che molte di quelle a bassa capacità forniscono un’assistenza eccellente ai loro pazienti con carcinoma renale avanzato – sottolinea Geynisman – Tuttavia, vista la rapidità con cui evolvono i paradigmi per il trattamento della patologia, il contatto con un esperto di carcinoma renale sarebbe fondamentale per prendere le decisioni ottimali per il paziente”.
“Il trattamento del carcinoma a cellule renali avanzato può essere complesso e sfumato – aggiunge l’esperto – Questo succede a molti tumori avanzati dell’età moderna, poiché diventa disponibili un numero sempre maggiore di opzioni terapeutiche basate su informazioni molecolari e genomiche. Spesso è auspicabile una discussione multidisciplinare in cui le seconde opinioni nei centri ad alto volume possono aiutare a stabilire il percorso più appropriato per il paziente, anche se l’assistenza sarà erogata vicino a casa”.
Fonte: Eur. Urol. 2018
Will Boggs
(Versione italiana per Daily Health Industry)
