
Lo studio
La ricerca è stata condotta su due distinti campioni di 121 e 252 individui, suddivisi tra sani, con declino cognitivo lieve e con demenza. Per quanto resti ancora da confermare che le placche di sostanza beta-amiloide siano le dirette responsabili della malattia, certo è che tali molecole si trovano sempre depositate nel cervello di pazienti con Alzheimer e, anzi, il processo di accumulo inizia ben prima (anche parecchi anni) dell’esordio della malattia. Oggi esistono solo due tecniche per verificare la presenza di placche nel cervello, la PET (costosa) e il prelievo del liquido cerebrospinale (invasiva).
Diverso sarebbe disporre di un test predittivo della malattia semplice ed economico (come un prelievo di sangue), quindi applicabile a tappeto su tutta la popolazione adulta oltre una certa età. I ricercatori giapponesi hanno scoperto sui primi 121 individui che nel sangue di coloro che presentano nel cervello placche di beta-amiloide (anche in assenza di malattia) sono sempre presenti sostanze specifiche, in misura peraltro proporzionale alla quantità di placche accumulate nel cervello. Poi gli esperti hanno confermato la scoperta sugli ulteriori 252 individui. Se in futuro un monitoraggio a lungo termine di questi individui confermasse il nesso tra tali sostanze nel sangue e l’Alzheimer, il test potrebbe entrare nell’uso clinico.
