
“I primi studi effettuati – spiega Chiesa – suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l’accumulo di una particolare proteina in quel compartimento all’interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all’esterno”. Lo studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista PLOS Pathogens e secondo i ricercatori “è un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia è ancora lunga”. Gli scienziati, però, avranno la possibilità di studiare ulteriormente la malattia su un animale, “e non solo sulle cellule di laboratorio che, pur utili, non riproducono la complessità del cervello”. Inoltre, potranno valutare l’efficacia di eventuali terapie che potrebbero in futuro essere messe a punto.
Descritta per la prima volta nel 1986 in una famiglia italiana, poi in diversi Paesi del mondo (tra cui Francia, Giappone, Australia, Pakistan, Cina e Stati Uniti), la malattia si manifesta tra i 30 e i 60 anni e porta alla morte entro 6-24 mesi – in alcuni casi si prolunga fino a 33 mesi. Il primo sintomo è l’insonnia seguita da sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento. Infine, l’insonnia si cronicizza a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l’alternanza tra sonno e veglia.
