Nasce l’Associazione Italiana Fertilità (AIFe), l’associazione che riunisce i Centri e gli Operatori di Procreazione Medicalmente Assistita con l’obiettivo di migliorare la qualità delle cure e promuovere la prevenzione nell’ambito della fertilità, tutelare i diritti delle donne e delle coppie e contribuire in modo strutturale alle politiche demografiche dell’Italia.
“Oggi costituiamo l’Associazione Italiana Centri e Operatori di Procreazione Medicalmente Assistita (AIFE) per creare un organismo unitario di rappresentanza in un settore strategico per il futuro demografico del Paese”, ha dichiarato oggi Laura Renzi, Presidente AIFE ed Embriologa Clinica, docente dell’l’Università di Urbino, in occasione della presentazione presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati.
“L’Associazione AIFe si propone di essere un catalizzatore; mettere insieme tutte le diverse anime della procreazione medicalmente assistita, dalla ginecologia, l’endocrinologia, la nutrizione, la psicologia per rivolgersi a tutte le persone e le Istituzioni che necessitano di conoscere questa scienza che è la medicina e biologia della riproduzione, in modo basato sull’evidenza”, ha detto Renzi. “La nostra missione è rappresentare centri PMA e operatori del settore, promuovendo la qualità delle prestazioni e tutelando i diritti dei pazienti. Vogliamo sviluppare un sistema PMA più efficiente e accessibile e che valorizzi la funzione sociale del sostegno alla natalità”, ha concluso.
La conferenza stampa è stata l’occasione anche per presentare la prima azione concreta della neonata associazione: “chiedere al Governo, tramite i gruppi parlamentari, di esprimere parere favorevole su un ordine del giorno che lo impegni a destinare fondi delle campagne istituzionali del ministero della Salute alla sensibilizzazione della popolazione sulla fertilità femminile e sulla crioconservazione dei gameti”. A porre l’attenzione sul tema è stato Dario Ginefra, Segretario Generale AIFe che ha proseguito sottolineando “una repentina risposta parlamentare bipartisan che ci fa ben sperare sul successo di questa iniziativa. L’auspicio – ha concluso Ginefra – è che il 2026 possa essere l’anno della preservazione della fertilità”. E l’impegno delle istituzioni si è rivelato tangibile con gli interventi dell’Onorevole Paola De Micheli e di Mara Campitiello, Capo Dipartimento della Prevenzione Ministero della Salute.
Per l’Onorevole De Micheli il grande valore della nascita dell’Associazione è di portare al centro del dibattito pubblico la fertilità anche e soprattutto per le nuove generazioni. “Le nuove generazioni spesso non sono consapevoli. La fertilità è una cosa che a 19 a 20 anni si dà per scontata. […] Parlare seriamente di questioni di fertilità aiuterà anche le Istituzioni, ad essere più efficaci ed efficienti nel legiferare e accompagnare la scienza per garantire anche a questo paese, la più ampia possibilità alle donne, alle coppie di scegliere, di poter scegliere davvero di avere dei figli”, ha detto l’Onorevole.
“La collaborazione e il dialogo tra istituzioni e associazioni è importante e con la nascita dell’Associazione Italiana per il sostegno alla Fertilità, il Ministero della Salute può avvalersi di un ulteriore e nuovo interlocutore nella rappresentanza della PMA italiana”, ha detto invece Mara Campitiello sottolineando anche la centralità della fertilità come questione non solo clinica ma anche sociale, culturale e politica. “La denatalità è una sfida complessa che non può essere affrontata con misure isolate. Richiede una visione di lungo periodo, politiche integrate e soprattutto coerenti, oltre che un impegno condiviso e continuativo da parte di tutte le istituzioni. […] Custodire la fertilità significa custodire il seme del domani. Se sapremo coltivarlo con prevenzione, ricerca, stili di vita sani, alimentazione consapevole e servizi accessibili ed equi sui territori, soprattutto se sapremo farlo con la giusta informazione e formazione, sicuramente potremo costruire una società più vitale e più giusta”.
Il contesto in cui l’Associazione nasce è quello di una crisi demografica ormai strutturale. Il progressivo calo delle nascite, l’innalzamento dell’età media della prima gravidanza e l’aumento dell’infertilità rappresentano una realtà nota e certificata dai principali organismi statistici nazionali ed europei.
“Nel 2024 sono state registrate poco meno di 370 mila nascite, con una contrazione di quasi 10 mila unità rispetto all’anno precedente” riporta l’Istat. “L’andamento decrescente prosegue senza interruzioni dal 2008”, ha spiegato Cinzia Castagnaro, Primo ricercatore Istat, Docente di Demografa e Statistica presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi. “Da allora la perdita complessiva è stata di circa 207 mila nascite, oltre un terzo in meno in sedici anni. Il calo dipende dalla bassa fecondità – 1,18 figli per donna nel 2024 – e dalla riduzione dei potenziali genitori delle generazioni nate dalla metà degli anni Settanta”. Sottolinea inoltre che “la procreazione medicalmente assistita ha contribuito per il 3,9% della fecondità nel 2023, era il 2,1% dieci anni prima. Per la fecondità del primo ordine delle donne con 40 anni e più, l’impatto della PMA arriva al 32,1%”.
In questo scenario, una corretta informazione sanitaria sui tempi biologici della fertilità e sulle opzioni disponibili per preservarla costituisce un elemento essenziale di prevenzione e di tutela della salute riproduttiva. La mancanza di consapevolezza sui limiti biologici della fertilità femminile può infatti tradursi in scelte tardive e irreversibili. Tra le priorità di AIFe vi è il sostegno a campagne istituzionali di informazione e prevenzione sull’infertilità, con particolare attenzione alla fertilità femminile e alle possibilità di preservazione della stessa attraverso la crioconservazione dei gameti, tecniche oggi consolidate e scientificamente validate.
“La fertilità è fortemente influenzata da fattori modificabili di stile di vita, in particolare nutrizione, attività fisica ed equilibrio metabolico, che incidono in modo diretto sulla funzione riproduttiva di donne e uomini”, ha dichiarato Gemma Fabozzi, embriologa clinica e nutrizionista, SIFES-MR intervenendo presso la Camera dei Deputati. “Le evidenze scientifiche dimostrano che comportamenti come fumo, alimentazione non adeguata, sedentarietà, disturbi del comportamento alimentare ed eccesso o difetto di peso possono ridurre in modo significativo il potenziale riproduttivo, la riserva ovarica e aumentare il rischio di infertilità e complicanze ostetriche”.
“Le tecniche di procreazione medicalmente assistita rappresentano una risorsa fondamentale per molte coppie, ma non possono e non devono sostituire politiche di prevenzione riproduttiva. Investire nella salute preconcezionale significa aumentare le probabilità di successo riproduttivo e tutelare la salute delle generazioni future”. La missione di AIFe è promuovere un approccio integrato alla fertilità, “che affianchi all’innovazione tecnologica una forte azione di educazione alla salute, a partire dai giovani, affinché la fertilità venga riconosciuta come un tema di sanità pubblica e non come un’emergenza individuale da affrontare solo quando il problema è già presente”.
L’Associazione si propone come interlocutore qualificato delle istituzioni sanitarie, promuovendo standard clinici elevati, formazione degli operatori, appropriatezza delle prestazioni e un accesso equo e informato alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Le tecniche di PMA e di crioconservazione degli ovociti consentono oggi di conciliare le legittime aspirazioni personali e professionali con il desiderio di genitorialità, offrendo alle donne e alle coppie strumenti concreti per una pianificazione riproduttiva più consapevole. AIFe intende contribuire allo sviluppo di una visione sanitaria integrata, in cui la PMA non sia considerata esclusivamente una risposta clinica all’infertilità, ma parte di una strategia più ampia di tutela della salute pubblica e di sostegno alla natalità.
“È necessaria un’integrazione strategica tra pubblico e privato: il settore pubblico ha il dovere di fornire prestazioni che affrontino la preservazione della fertilità e del benessere riproduttivo, come risposta ai rischi per la salute associati all’infertilità”, ha affermato il Prof. Carlo Alviggi, Professore Ordinario e Responsabile centro di Medicina della Riproduzione Federico II Napoli e Presidente eletto SIFES MR, durante la presentazione dell’AIFe. “Il settore privato, a partire da quello convenzionato, può gestire l’intero processo di social freezing, ad esempio, con un Servizio Sanitario Nazionale che garantisca la copertura dei farmaci per tutti. L’infertilità colpisce il 15-20% delle coppie italiane: ogni bambino nato grazie alla PMA rappresenta un contributo concreto al futuro demografico del Paese, con benefici positivi per i sistemi previdenziali e la sostenibilità del welfare”.
Ma è anche necessario, ha aggiunto Alviggi, un cambiamento culturale: “non possiamo più considerare la PMA solo come un insieme di tecniche terapeutiche per curare l’infertilità della coppia; dobbiamo incominciare a concepire la procreazione medicalmente assistita, o le tecniche di riproduzione assistita, come una modalità alternativa di riproduzione anche per il singolo. Una donna che a 25 anni sceglie di crioconservare i propri ovociti non sta congelando una gravidanza, […] sta congelando un’alternativa”, ha concluso. In questo senso, la PMA deve essere vista come strumento di libertà riproduttiva, non solo di cura.
