Tumore della vescica, studio KEYNOTE-905: combo pembrolizumab/enfortumab vedotin riduce del 50% il rischio di morte

Pembrolizumab più enfortumab vedotin, somministrati prima e dopo la chirurgia (cistectomia radicale), riducono il rischio di insorgenza di nuovi eventi del 60% e il rischio di morte del 50% rispetto alla sola chirurgia, l’attuale standard di cura, nei pazienti con tumore della vescica muscolo-invasivo (MIBC) che non sono eleggibili o che hanno rifiutato la chemioterapia a base di platino.
Questi dati emergono dallo studio KEYNOTE-905/EV-303 e sono stati presentati per la prima volta in una sessione del Presidential Symposium del Congresso 2025 della European Society for Medical Oncology (ESMO), in corso a Berlino. Sono stati inoltre selezionati per la conferenza stampa ufficiale del Congresso.

Le evidenze di KEYNOTE-905/EV-303
Al follow-up mediano di 25,6 mesi, il trattamento perioperatorio con pembrolizumab più enfortumab vedotin ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante in sopravvivenza libera da eventi (EFS) – endpoint primario dello studio – riducendone il rischio del 60% (HR=0,40 [CI 95%: 0,28-0,57]; p<0.0001) rispetto alla sola chirurgia nei pazienti con tumore della vescica muscolo-invasivo non eleggibili o che hanno rifiutato la chemioterapia a base di cisplatino. La sopravvivenza libera da eventi mediana non è stata raggiunta [NR] (CI 95%: 37,3-NR) con il regime pembrolizumab più enfortumab vedotin rispetto a 15,7 mesi (CI 95%: 10,3-20,5) con la sola chirurgia.

“Per decenni, i pazienti affetti da tumore della vescica muscolo-invasivo non eleggibili al trattamento con cisplatino hanno avuto a disposizione opzioni terapeutiche limitate, spesso ricorrendo esclusivamente alla chirurgia – afferma Giuseppe Procopio, Direttore del Programma Prostata e della struttura Dipartimentale di Oncologia Medica Genitourinaria, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – Lo studio KEYNOTE-905/EV-303 dimostra, per la prima volta, che una terapia perioperatoria riduce il rischio di recidiva ed aumenta la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma della vescica muscolo infiltrante. La pratica clinica è destinata a cambiare con la terapia pembrolizumab più enfortumab vedotin per i pazienti non candidabili o che rifiutano la chemioterapia”.

“Al Congresso ESMO 2025 sono stati presentati dati particolarmente rilevanti sull’impiego della combinazione enfortumab vedotin e pembrolizumab come terapia neoadiuvante e adiuvante del carcinoma uroteliale nei pazienti non candidabili o che rifiutano la chemioterapia – aggiunge Patrizia Giannatempo, Dirigente della struttura Dipartimentale di Oncologia Medica Genitourinaria, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – Si tratta di un risultato molto importante per i nostri pazienti: più del 70% è libero da malattia a 2 anni e potenzialmente guarito. È un traguardo senza precedenti in una popolazione composta in gran parte da pazienti non eleggibili al cisplatino, finora privi di opzioni di cura efficaci”.

Il tumore della vescica è il nono tumore più comune al mondo, diagnosticato in oltre 614.000 pazienti ogni anno a livello globale .Nel 2024, in Italia, sono stati stimati circa 31.000 nuovi casi di tumore della vescica.

Gli endpoint secondari dello studio
Pembrolizumab ed enfortumab vedotin hanno dimostrato anche un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante degli endpoint secondari chiave di sopravvivenza globale (OS) e del tasso di risposta patologica completa (pCR).

La combo ha ridotto il rischio di morte del 50% (HR=0,50 [CI 95%: 0,33-0,74]; p=0,0002) rispetto alla chirurgia. Nei pazienti trattati con il regime pembrolizumab più enfortumab vedotin, la sopravvivenza mediana non è stata raggiunta (CI 95%, NR-NR) rispetto a 41,7 mesi (CI 95%: 31,8-NR) nei pazienti sottoposti alla sola chirurgia.

Il tasso di pCR è aumentato dal 8,6% nei pazienti trattati con la sola chirurgia (n=15/174) al 57,1% in quelli trattati con pembrolizumab più enfortumab vedotin perioperatori (n=97/170), un aumento stimato del 48,3% (CI 95%, 39,5-56,5; p<0.000001).

“Pembrolizumab più enfortumab vedotin ha dimostrato un’altra volta un miglioramento significativo della sopravvivenza nei pazienti con tumore della vescica, questa volta in uno stadio precoce di malattia, come mostrano i risultati dello studio KEYNOTE-905”, conclude Marjorie Green, senior vice president and head of oncology, global clinical development, Merck Research Laboratories. “Questi dati – provenienti dal primo studio di Fase 3 positivo condotto in questa tipologia di pazienti – rappresentano un potenziale cambiamento della pratica clinica in grado di rispondere ad un importante bisogno clinico non soddisfatto”.

Lo studio – che valuta pembrolizumab di MSD, una terapia anti-PD-1, più enfortumab vedotin, un anticorpo farmaco coniugato (ADC) – è stato condotto, a livello globale, in collaborazione con Pfizer (precedentemente Seagen) e Astellas.

Le aziende intendono presentare questi risultati alle autorità regolatorie in tutto il mondo. La combo pembrolizumab più enfortumab vedotin è attualmente approvata per il trattamento dei pazienti adulti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico (la/mUC) negli Stati Uniti, nell’Unione Europea, in Giappone e in numerosi altri Paesi sulla base dei risultati dello studio di Fase III KEYNOTE-A39, già noto come EV-302.

Altri studi di Fase III stanno attualmente valutando pembrolizumab nei vari stadi del tumore della vescica, tra cui quello muscolo-invasivo, non muscolo-invasivo e nella malattia metastatica. Tre di questi studi  figurano KEYNOTE-B15 , già noto come EV-304 condotto in collaborazione con Pfizer e Astellas, KEYNOTE-866 e KEYNOTE-992

Pembrolizumab viene anche analizzato in combinazione con induzione di Bacillus Calmette-Guerin (BCG) nei pazienti con tumore della vescica non muscolo-invasivo. nello studio di Fase III KEYNOTE-676.

 

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