
Lo studio
Allo scopo i ricercatori hanno condotto un sondaggio su 493 donne (etĂ media 66 anni) che erano state sottoposte per la prima volta a un trattamento con risedronato o alendronato nel periodo 2010-2012, e che mostravano di non aderire alla prescrizione (meno del 70% dichiarava di avere acquistato il farmaco), o che entro un anno erano passate a una terapia diversa.
Si è così dapprima evidenziato che il 40% delle donne aveva interrotto qualsiasi trattamento anti-osteoporosi, il 9% ha continuato con la terapia iniziale, e il 51% è passato a una terapia diversa. In particolare, tra coloro che hanno interrotto o cambiato la terapia, il 40% ha citato come motivazione il bruciore di stomaco, reflusso acido, o altri effetti collaterali gastrointestinali e il 26,7% ha citato la raccomandazione del medico d’interrompere o cambiare il trattamento.
Inoltre, tra le pazienti che hanno interrotto completamente la terapia il 26,9% citava gli effetti collaterali e il 20% le raccomandazioni del medico, mentre il 14% sosteneva di aver percepito una scarsa importanza del trattamento e il 3% ha citato il costo di farmaci.
Secondo Goldshtein, questi risultati sottolineano l’importanza della scarsa tollerabilitĂ e della non aderenza alla terapia dell’osteoporosi, e denunciano una scarsa informazione da parte del medico ai sui pazienti, sia sull’importanza di seguire costantemente una terapia anti-osteoporosi, sia sugli effetti collaterali che potrebbero incontrare. In conclusione, quindi, gli autori suggeriscono ai medici di coinvolgere i pazienti nelle loro decisioni terapeutiche, non senza dare loro le corrette informazioni su rischi, benefici e costi del trattamento stesso, tenendo ben presenti tutte le varie opzioni di trattamento oggi disponibili.
Fonte: Adv Ther 2016
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano SanitĂ /Popular Science)
