
Lo studio
Per lo studio, i due autori, Newby e Davies dell’Università del Queensland di Brisbane, hanno preso in esame 462 donne alle quali è stato dato un questionario prima della nascita del figlio e sei volte dopo la nascita, per il primo anno di vita. In totale, 257 donne hanno fornito il loro peso prima del parto. Quasi un quarto era sovrappeso prima della gravidanza e circa il 17% era obesa. I ricercatori australiani hanno avuto i dati sull’allattamento di 371 donne, incluse 195 donne che hanno anche fornito informazioni sul loro peso. Tra le 347 donne che hanno partorito nei termini, il 98% ha allattato i neonati almeno una volta.
Secondo i dati raccolti, le donne normo-peso hanno allattato più a lungo delle madri obese, e le obese hanno allattato anche meno rispetto alle madri in sovrappeso. Come sottolineano gli stessi autori, lo studio, comunque, non dimostra che l’obesità è la causa del ridotto tempo di allattamento. Inoltre, un’altra limitazione della ricerca sarebbe rappresentata dal fatto che molte delle donne coinvolte non hanno risposto a tutti i questionari proposti dai ricercatori e mancano spesso dati sul peso, sulle aspettative dell’allattamento e sull’esperienza vissuta dalle madri. Anche così, però, lo studio suggerisce che bisognerebbe condurre ulteriori ricerche per capire meglio il disagio sociale da parte delle donne obese che allattano, hanno concluso gli autori. Mentre un supporto durante la gravidanza potrebbe aiutarle nel superare queste barriere psicologiche.
Il commento degli autori
Le donne obese potrebbero anche avere bisogno di un aiuto a superare ostacoli fisici, ha sottolineato Ruth Newby, secondo la quale “i neonati hanno bocche molto strette e le donne obese, in particolare, potrebbero avere dei seni troppo grandi. Se i piccoli hanno una buona suzione – ha spiegato la ricercatrice australiana – il seno si svuota, e questo è anche un segnale per produrre più latte. I bambini, di fronte a un seno grande, non hanno sempre una buona presa e potrebbero non riuscire a svuotare il seno e a stimolare la produzione di latte a loro necessaria”.
Fonte: European Journal of Clinical Nutrition
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
