
La stampa
Il gruppo di Atala al Wake Forest Baptist Medical Center, nel North Carolina, ha impiegato più di 10 anni per mettere a punto questo nuovo sistema di stampa (chiamato ‘Integrated Tissue and Organ Printing System’, Itop) che produce tessuti ‘personalizzati’ prendendo a modello le immagini ricavate da TC e risonanze magnetiche. I suoi ugelli depositano nello stampo un materiale plastico biodegradabile, che serve a dare forma e robustezza al tessuto fino a completa maturazione, e uno speciale ‘inchiostro’ biologico fatto di cellule immerse in una soluzione acquosa.
Per permettere la sopravvivenza del tessuto e la sua vascolarizzazione, i ricercatori hanno stampato al suo interno una rete di micro-canali che permettono il passaggio di nutrienti e ossigeno fin tanto che il pezzo trapiantato non viene pervaso da un sistema di capillari sanguigni per essere integrato nell’organismo. L’idea si è dimostrata vincente, visto che i ‘pezzi di ricambio’ sono stati impiantati con successo sotto pelle nei topi e, a distanza di mesi, hanno mostrato non solo di essere ancora in buone condizioni, ma perfino di aver intrapreso un processo di integrazione con i tessuti vicini, con la formazione di nuovi vasi sanguigni e nervi. I ricercatori sottolineano che questi risultati sono ancora preliminari e rappresentano soltanto un primo passo verso la produzione di organi pronti al trapianto. ”La tecnica permette di creare tessuti strutturalmente stabili e delle dimensioni adatte. Ora – concludono – dobbiamo perfezionarla ulteriormente, anche per poter usare una più ampia varietà di cellule”.
