
Gli obiettivi del trial
Il primo obiettivo dello studio è stato verificare, attraverso un’ecocardiografia, i cambiamenti nello spessore medio-intimale della parete delle carotidi dopo 104 settimane di trattamento, misurando sia lo spessore medio che lo spessore massimo raggiunto nelle singole carotidi, quella di destra e quella di sinistra..Alla fine del lavoro, lo spessore medio di entrambi i vasi e lo spessore massimo della carotide di sinistra sono risultati significativamente ridotti nelle persone che avevano assunto sitagliptin, rispetto ai diabetici trattati con la sola terapia convenzionale. Da uno spessore medio ridotto a 0,029 mm nei pazienti trattati con sitagliptin, si è passati infatti a uno spessore aumentato fino a 0,024 mm nei soggetti in terapia convenzionale. Ancora più netto il dato sullo spessore maggiore della carotide sinistra che è passato da una riduzione a 0,065 mm nei diabetici trattati con l’inibitore della DPP-4 a un spessore aumentato di 0,022 mm nei pazienti non trattati con questo ipoglicemizzante. Lo stesso effetto, tuttavia, non è stato rilevato valutando lo spessore massimo della carotide destra, dove c’è stata una riduzione di 0,007 mm tra il gruppo trattato con sitagliptin e un aumento a 0,027 mm nei pazienti in terapia convenzionale.
I riflessi sul diabete
Per quanto riguarda l’effetto antidiabetico, la riduzione dei livelli di glucosio nel sangue è stata più marcata sempre nei pazienti trattati con sitagliptin, con una diminuzione dello 0,5% contro lo 0,2% delle terapie convenzionali senza inibitori della DPP-4. “Anche se i dati raccolti suggeriscono un effetto nel ridurre la progressione dell’ispessimento delle pareti delle carotidi – ha dichiarato Mita – è necessario un trial clinico su larga scala per validare l’uso degli inibitori della DPP-4 nella prevenzione primaria di malattie cardiovascolari nei pazienti affetti da diabete di tipo 2”.
Fonte: Diabetes Care
Joan Stephenson
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
