
Prima scoperta
Un risultato cui sono arrivati analizzando per la prima volta la risposta immunitaria nell’uomo al virus Zika. “Sono tre le principali scoperte del nostro lavoro – precisa Antonio Lanzavecchia, direttore dell’Irb – La prima è che abbiamo identificato degli anticorpi ‘buoni’, capaci di neutralizzare e bloccare il virus non solo in provetta, ma anche negli animali”. Questi anticorpi super-potenti rappresentano un possibile approccio per la terapia di Zika, perché sono subito efficaci, a differenza del vaccino che ha un’azione di profilassi, e possono essere usati anche a fini preventivi nel caso di donne incinte che vivono in aree col virus. “Ci sono voluti solo 4 mesi per selezionare più di 100 anticorpi monoclonali diretti contro il virus Zika, isolati da 4 pazienti convalescenti – aggiunge Corti – L’anticorpo più potente nel neutralizzare il virus Zika è ora in fase di sviluppo per prevenire le infezioni congenite”.
Seconda scoperta
Il secondo risultato è “che abbiamo scoperto che esistono anche degli anticorpi di Zika ‘cattivi’, che in chi si è già ammalato – continua Lanzavecchia – possono aumentare e portare ad un’infezione letale nel caso contraggano il virus Dengue, simile a Zika”. Un’azione che funziona anche al rovescio, cioè gli anticorpi sviluppati in chi ha contratto la dengue potrebbero aumentare la gravità di Zika. “Una particolarità questa – rileva Lanzavecchia – che abbiamo riscontrato finora solo in questi due virus, molto simili tra loro”.
Terza scoperta
Da qui si arriva alla terza scoperta, importante ai fini della diagnosi. I ricercatori hanno individuato gli anticorpi per fare test di screening e individuare chi in passato si è ammalato di Dengue o Zika. Il che è importante proprio per quelle persone che hanno già contratto uno dei due virus, nonché per determinare l’effettiva incidenza di infezioni congenite nelle zone endemiche per infezioni da Zika.
