
“L’eccesso che abbiamo osservato – spiega Elena Aprile, docente di fisica alla Columbia University e responsabile del progetto XENON – potrebbe essere dovuto a una minuscola presenza di trizio, un isotopo dell’idrogeno. Ma potrebbe anche essere un segnale di qualcosa di molto piĂą eccitante che ci porterebbe oltre il Modello Standard, come l’esistenza di nuove particelle, per esempio gli assioni solari. Oppure, altra ipotesi interessante, potrebbe coinvolgere nuove proprietĂ dei neutrini”.
Il risultato conferma ancora una volta le straordinarie potenzialità di XENON1T: il rivelatore, operativo dal 2016 al 2018 presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, è il più sensibile al mondo nella ricerca diretta di materia oscura, e in generale nella ricerca di diversi eventi rari.
“Per comprendere meglio la natura di questo eccesso sarĂ determinante il potenziamento del rivelatore con la nuova fase chiamata XENONnT”, sottolinea Marco Selvi, responsabile nazionale Infn dell’esperimento. “Grazie all’aiuto dello staff dei Lngs e del nostro personale sul posto, l’attuale emergenza sanitaria non ci ha mai fermato, solo un po’ rallentato: XENONnT sarĂ in acquisizione dati entro la fine dell’anno”, conclude Selvi.
