Una maggiore adesione agli screening mammografici aumenta i benefici, ma anche la sovradiagnosi

(Reuters Health) – Sia la riduzione della mortalità sia i tassi di sovradiagnosi associati alla mammografia aumentano con la crescita dell’adesione agli screening, secondo i risultati di una meta-analisi australiana condotta da Gemma Jacklyn della Sydney School of Public Health dell’università di Sydney. Il potenziale della mammografia nel ridurre il rischio per una donna di morire di cancro al seno deve essere bilanciato rispetto alla possibilità di danno fisico, psicologico e finanziario causato da diagnosi e trattamenti non necessari, ricordano i ricercatori. Utilizzando i dati della revisione sistematica inglese Panel 2012 su benefici e danni della mammografia, il team di Jacklyn ha presentato stime sulla riduzione della mortalità e sul rischio percentuale di sovradiagnosi per studi randomizzati e controllati di screening mammografico aggiustato in base all’aderenza. La frazione complessiva stimata di decessi per cancro al seno impediti dalla mammografia è stata dello 0,22, cresciuta allo 0,30 dopo l’aggiustamento per la non aderenza, secondo il rapporto pubblicato sul ‘British Journal of Cancer’.

Allo stesso modo, il rischio percentuale complessivo di sovradiagnosi del 19% è aumentato al 29,7% dopo l’adeguamento. C’era una significativa eterogeneità in entrambe le analisi, cosicché quando è stata utilizzata la media della partecipazione nel gruppo di screening in tutti i round, la prevented fraction di morti è aumentata a 0,34 e il rischio percentuale di sovradiagnosi al 32,1%. A causa di questa eterogeneità, i ricercatori suggeriscono di usare i dati locali per aiutare le persone a valutare rischi e benefici dello screening, in modo da rendere la scelta più informata.

“Quello che gli operatori sanitari devono fare è garantire che le donne che stanno prendendo in considerazione di effettuare una mammografia siano informate in modo accurato ed equilibrato sui vantaggi e gli svantaggi dello screening – afferma Jacklyn – Se una donna sceglie di essere sottoposta a mammografia, dovrebbe essere consapevole che sta accettando la possibilità di trarne un beneficio, non morire di cancro al seno e avere una vita più lunga, sapendo che c’è anche il rischio di sovradiagnosi e di trattamenti non necessari. Se una donna informata sceglie di non sottoporsi all’esame, dovremmo rispettare i suoi valori e le preferenze”.

“Al momento c’è una mancanza di informazioni bilanciate e di indicazioni per decidere sullo screening mammografico e la necessità di sviluppare queste informazioni. – continua l’esperta – Jama ha sviluppato una pagina dedicata al paziente con una infografica utile che potrebbe essere utilizzata dai medici per facilitare la conversazione con le donne”.  Shu-Ti Chiou, del ministero della Salute e del Welfare e della National Yang-Ming University di Taiwan, che ha recentemente rivisto i dati dello screening mammografico nel suo Paese, afferma che “il vantaggio della mammografia è significativo e coerente tra i trial randomizzati controllati di alta qualità, i benefici superano i danni, e molti governi hanno raccomandato alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni di effettuare una mammografia regolare (per esempio, ogni due anni). Tuttavia, i tassi di screening in molti Paesi restano bassi. Perciò, non consiglio di aggiungere informazioni incerte e confuse per dissuadere le pazienti dall’intraprendere uno screening salva-vita, seppur doloroso”. “Quali sono le informazioni che possiamo dare ai pazienti sulla base di questo studio? – si chiede l’esperta – Credo che i pazienti devono essere informati che lo screening mammografico può ridurre il rischio di mortalità per cancro al seno di circa il 30% in media, ma un adeguato follow-up (e il trattamento, se indicato) dei risultati anomali è cruciale per ottenere i benefici, e uno screening regolare e periodico aiuterà a raggiungere vantaggi ancora superiori. Farlo all’interno della fascia di età ideale e con la corretta frequenza (non iniziare troppo presto o eseguirlo troppo frequentemente) contribuirà a ridurre le sovradiagnosi”.

Fonte:  British Journal of Cancer

Will Boggs

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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