
I ricercatori hanno progettato un vaccino a DNA che colpisce l’angiotensina II, un ormone che provoca l’aumento della pressione a causa del restringimento dei vasi sanguigni. Tale restringimento può far aumentare la pressione e costringere il cuore a lavorare di più. Nello studio, i ratti sono stati vaccinati tre volte ogni due settimane con iniezioni senza ago. Il vaccino non solo abbassava la pressione per un periodo fino a sei mesi, ma riduceva anche il danno tissutale cardiaco e i vasi sanguigni associati all’ipertensione. Inoltre, non vi erano segni di danni ad altri organi come rene o fegato. Il vaccino a DNA funziona in modo simile ai farmaci ipertensivi ACE-inibitori che favoriscono il rilassamento e l’apertura dei vasi sanguigni producendo una riduzione della pressione sanguigna. Sono stati testati anche altri vaccini per l’ipertensione (ad esempio un vaccino peptidico), ma non hanno mostrato effetti duraturi e alcuni hanno provocato effetti collaterali indesiderati.
Il fine ultimo di un vaccino anti-ipertensivo è raggiungere il perfetto controllo della pressione sanguigna migliorando l’aderenza a un farmaco tramite il vaccino stesso. Inoltre, nei paesi in via di sviluppo come quelli africani e dell’Asia meridionale, i farmaci ipertensivi come l’ARB (bloccante del recettore dell’angiotensina) sono costosi. Secondo i ricercatori, in questi paesi un vaccino a DNA potrebbe fornire trattamenti ipertensivi più economici ed efficaci. “Ulteriori ricerche su questo vaccino a DNA, tra cui sul prolungamento della durata della riduzione della pressione, potrebbe fornire una nuova opzione terapeutica per trattare pazienti ipertesi”, ha concluso Nakagami. La tecnologia può essere applicata anche per creare altri vaccini.
Fonte: American Heart Association
