Un killer silenzioso di nome Sepsi: uccide 1 persona ogni 3 secondi

sangue infezione ematogenaOgni 3-4 secondi qualcuno nel mondo muore di sepsi o setticemia, la complicazione di un’infezione (con una reazione immunitaria spropositata da parte dell’intero organismo) che affligge 20-30 milioni di persone ogni anno a livello globale (di cui oltre 6 milioni sono neonati e bimbi piccoli, oltre 100.000 sono donne che hanno appena partorito) ed ha una mortalità elevata (fino anche al 40%). Sebbene uccida dieci volte più di frequente dell’infarto, la sepsi resta una condizione poco conosciuta, ed è proprio per aumentare la conoscenza e quindi aiutarne la prevenzione che si celebra oggi la V giornata Mondiale Sepsi (www.world-sepsis-day.org).

Obiettivo principale dell’evento mondiale è ridurre la mortalità per sepsi di almeno il 20% entro il 2020. 
La sepsi è la principale causa di morte da infezione nel mondo nonostante i vaccini, gli antibiotici e la terapia intensiva, e la sua incidenza continua ad aumentare drammaticamente. I ricoveri per sepsi sono più che raddoppiati negli ultimi 10 anni (ci sono più ricoveri per sepsi che per infarto).

“In Italia sono 250mila i casi di sepsi l’anno, ma la consapevolezza è ancora scarsa”, sottolinea Gabriele Sganga, docente dell’Istituto di Clinica chirurgica e direttore del Master “Sepsi in Chirurgia” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma che domani aderirà alla giornata mondiale con un Master dedicato all’argomento. “Dal 2000 al 2010 l’incidenza di sepsi è aumentata del 108% (più che raddoppiata)”, precisa Sganga.

“La sepsi assai spesso è diagnosticata tardivamente perché i segni clinici della malattia sono aspecifici. Fondamentale è una rapida diagnosi e una corretta terapia antibiotica e chirurgica quando richiesta. Ogni ora di ritardo nella somministrazione della corretta terapia antibiotica – conclude Sganga – dopo le prime 12 ore dall’insorgenza dei sintomi fa aumentare il rischio di morte del 7%”.

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