La scienza insegue il progresso. I ricercatori vivono e lavorano sotto la pressione delle agenzie di finanziamento e del pubblico per produrre risultati esaltanto. Le nuove scoperte guadagnano i titoli, e spesso il controllo di vecchi lavori no. Ma quando un recente studio sul comportamento umano non è riuscito a riprodurre i risultati di una ricerca precedente degli stessi autori, ne hanno fatto un articolo e l’hanno detto a tutti, e la risposta del pubblico è stata quasi unanimemente positiva. La verifica e la riproducibilità sono concetti base della ricerca scientifica: spesso vecchi risultati vengono confutati da quelli nuovi, ma di solito non dagli stessi scienziati che li avevano conseguiti in prima istanza. Un’indagine condotta su 53 studi internazionali sulle neoplasie pubblicati su Nature nel 2012 ha rivelato che è stato possibile replicare i risultati di soli sei studi: questa percentuale sorprendente deriva dagli studi selezionati e dall’imprevedibilità della ricerca oncologica, ma le altre aree sono molto più costanti. Il gruppo di scienziati che ha confutato la propria stessa ricerca ha ricevuto un editoriale d’encomio da parte dell’editore della rivista PloS ONE: dato che in genere la comunità scientifica è molto attenta nello scremare le ricerche poco valide dai suoi ranghi, il fatto che questi ricercatori abbiano deciso di prodursi in questo gesto ed abbiano ricevuto una risposta del genere è perfettamente sensato. (PloS ONE online 2014, pubblicato il 3/10)
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