Un esame del sangue per misurare il dolore

Il dolore fisico è un’esperienza soggettiva: ogni individuo ne ha una propria percezione. D’altra parte, la sofferenza riflette un danno all’organismo che è reale, obiettivo e dovrebbe quindi essere misurabile. Partendo da questo presupposto un gruppo di ricerca dell’università dell’Indiana, diretto dal professore di psichiatria Alexander Niculescu, ha messo a punto un’esame del sangue in grado di dire ai medici qual è l’entità e l’intensità reale del dolore provato dal paziente. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Molecular Psychiatry.

Gli scienziati hanno tentato d’identificare i biomarker del dolore, delle molecole che, se presenti nel sangue, danno un’indicazione sull’entità della sofferenza, proprio come la quantità di glucosio è un marker del diabete. Per far questo hanno analizzato 28 pazienti psichiatrici. Li hanno incontrati più volte, nel momento in cui essi provavano un dolore variabile da moderato a intenso. Ad ogni visita hanno effettuato un prelievo di sangue e analizzato le molecole in esso presenti.

Questi esperimenti, ripetuti anche su altri pazienti, hanno condotto i ricercatori a identificare oltre 60 molecole, quindi a mettere a punto un prototipo per un esame del sangue che possa fornire una misura obiettiva del dolore.

Verso una medicina personalizzata
Le analisi del sangue, basate sui biomarker del dolore possono anche permettere d’identificare il farmaco più appropriato da prescrivere. Basta cercare nelle banche dati i farmaci che corrispondono alle molecole del dolore, e che quindi rappresentano la cura più adatta.

Secondo i ricercatori dell’Indiana questo approccio potrebbe essere la soluzione all’epidemia di oppiacei prescritti in particolar modo negli Stati Uniti, e che nella maggior parte dei casi non sarebbero necessari. “Abbiamo scoperto che alcuni composti che sono stati usati per decenni per curare altro, non il dolore, sono quelli che corrispondono meglio ai biomarker. Abbiamo potuto abbinare i biomarker a farmaci esistenti o a composti naturali, cosa che potrebbe ridurre o anche eliminare l’uso di oppioidi”, ha commentato il professor Niculescu.

Gli scienziati hanno scoperto che esistono dei biomarker universali, che permettono di valutare il dolore in tutti i pazienti, ma ce ne sono alcuni “specifici”, più presenti ad esempio nelle donne che negli uomini.  Secondo il professor Niculescu inoltre potrebbero esserci alcune molecole che funzionano meglio per il mal di testa, altri per la fibromialgia e così via”. Il prossimo passo consisterà quindi nello sviluppo di una medicina personalizzata, adatta ad ogni individuo e a ogni tipo di dolore.

Di Camilla de Fazio

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