Tumori: immunoterapia carta vincente

L’arma “definitiva” contro i tumori, quella che potrebbe davvero sconfiggere questo male nel giro dei prossimi 30 anni, è l’immunoterapia. Ne sono convinti i due premi Nobel per la Medicina 2018, Tasuku Honjo, 76 anni, dell’Università di Tokyo, e l’americano James P. Allison, 70 anni, dell’Anderson Cancer Center

“Sono quasi sicuro che entro il 2050 tutte le forme di tumore potranno essere sconfitte con l’immunoterapia”, ha detto Honjo incontrando la stampa insieme ad Allison nell’Istituto Karoliska, alla vigilia della loro conferenza Nobel e a pochi giorni dalla cerimonia di premiazione. “Se non riusciremo a eliminare tutti i tumori, potremo comunque riuscire a bloccarli, impedendo loro di continuare a crescere”, ha detto ancora Honjo.

Nonostante da 20 anni lavorino nello stesso campo, questo è stato il secondo incontro tra i due pionieri dell’immunoterapia. Il primo è avvento nel 1982 in Texas, quando Honjo propose al collega di collaborare, ma senza successo. “Da allora non ci siamo più visti – ha detto Honjo – ma nonostante questo fra noi non c’è mai stata competizione: le nostre ricerche sono andate avanti in modo complementare”. Ognuno per conto suo e seguendo vie diverse, i due ricercatori hanno gettato le basi per aggredire i tumori con una nuovo arma, la quarta oggi disponibile dopo la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia.    Senza parlarsi, ognuno dei due studiava le cellule immunitarie cercando, sulla loro superficie, le proteine utilizzate dai tumori per ingannarle e per continuare a crescere indisturbati.

All’inizio degli anni ’90 Allison ha scoperto la prima proteina bersaglio dei tumori, chiamata CTLA-4, sulla superficie delle cellule immunitarie chiamate linfociti T; nello stesso periodo e sulle stesse cellule Honjo ha scoperto la proteina PD1. Adesso sono queste le armi più promettenti contro il cancro. “E’ una strada che abbiamo aperto 20 anni fa e adesso un grande numero di persone in tutto il mondo lavora nel campo dell’immunoterapia”, hanno detto. “E’ una strada molto promettente, ma ancora per un po’ dovrà essere combinata con le terapie più tradizionali”, hanno aggiunto, convinti però che “il sistema immunitario è la chiave della battaglia contro il cancro”.

Per entrambi l’entusiasmo è lo stesso di 20 anni fa: “è tutto così interessante che non prevedo assolutamente di fermarmi”, ha detto Honjo. Certamente la ricerca da sola non sarà sufficiente: per i due Nobel va aiutata con investimenti e anche l’industria farmaceutica dovrà fare la sua parte riducendo i costi dei nuovi farmaci. L’ottimismo è comunque d’obbligo, considerando i successi finora ottenuti con l’immunoterapia contro il più aggressivo tumore della pelle, il melanoma. La speranza di Allison è che fra i prossimi bersagli ci siano i tumori del cervello.

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