
“Il tumore allo stomaco – dichiara Antonio Avallone, direttore dell’Oncologia Medica Addominale dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS, Fondazione Pascale di Napoli – ha una diffusione più elevata al Nord (con circa 34 nuovi casi per 100 mila abitanti fra gli uomini, e 18 nelle donne), aumentata del 10% al Centro (con 40 casi per 100 mila abitanti e 20 per le donne) e più ridotta al Sud, con 25 casi per 100 mila abitanti per gli uomini e 13 per le donne. Variabilità spiegabile con la tipologia di dieta, con più frutta e verdura fresche al Sud. Oggi, grazie alla migliorata qualità dell’alimentazione, si sta assistendo a una progressiva riduzione, in media del 3% annuo, per il tumore allo stomaco, non ancora per quello del cardias, presente soprattutto in persone in sovrappeso e obese”.
“L’approccio multidisciplinare sta garantendo migliori risultati – aggiunge Paolo Delrio, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica Addominale sempre del Pascale – di norma si sceglie la chirurgia negli stadi iniziali, e la chemioterapia, combinata se necessario anche a radioterapia, prima della chirurgia in malattia avanzata. Ma la rimozione dei linfonodi oggi viene attuata solo in centri di eccellenza, un numero insufficiente”.
“Accedere alle reti oncologiche – evidenzia Claudia Santangelo, Presidente dell’Associazione Vivere senza stomaco (si può) – e ai Pdta, percorsi diagnostico-terapeutico assistenziali è, per noi, di vitale importanza. La rete dovrebbe essere efficiente su tutto il territorio nazionale. Purtroppo è a macchia di leopardo”.
