
Lo studio
La ricerca ha coinvolto 25 persone con carcinoma a cellule di Merkel in fase avanzata. In 14 pazienti si è avuta un sostanziale miglioramento, compresi quattro che hanno avuto una completa remissione della malattia. Inoltre, dopo un follow-up medio di 33 settimane, 12 pazienti su 14 continuavano a rispondere alla terapia. I pazienti coinvolti avevano un’età compresa tra 57 e 91 anni, con una forma recidivante o metastatica del tumore e molti non avevano ricevuto ancora un trattamento farmacologico, mentre tutti si erano sottoposti a un intervento chirurgico o radioterapico. Il carcinoma a cellule di Merkel è molto raro; viene diagnosticato, negli USA, in circa duemila persone l’anno. Circa l’80% dei casi sono dovuti a un poliomavirus. L’anticorpo monoclonale pembrolizumab sembra essere efficace per la sua capacità di riattivare il sistema che inibisce la morte cellulare programmata. La terapia prevede una somministrazione endovena ogni tre settimane e il costo si aggira sui diecimila dollari al mese, circa 8.800 euro.
Il fatto di essere dovuto al virus o meno conterebbe poco per l’efficacia del farmaco. Tra i 16 casi dovuti al virus, dei 25 totali, 10 hanno risposto a pembrolizumab, il 62,5%; mentre tra i restanti nove casi di carcinoma non collegati al virus, hanno risposto in quattro alla terapia, il 44,4%. Il 77% dei pazienti ha sofferto di effetti collaterali, principalmente spossatezza e anomalie nelle analisi di laboratorio. In quattro pazienti la tossicità del farmaco ha invece provocato effetti importanti, compreso un caso di miocardite.
“Desta sempre qualche sorpresa scoprire che un diverso tipo di tumore risponde a una terapia che non era stata ancora testata – ha dichiarato Topalian – specialmente nel carcinoma a cellule di Merkel, in cui diversi tipi di trattamenti sono stati provati, ma nessuno è risultato efficace”.
Fonte: N Engl J Med 2016
Gene Emery
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Sciences)
