Tumore al seno: nel primo anno dopo la diagnosi, rischio aumentato di fibrillazione atriale

(Reuters Health) – Secondo uno studio presentato alle American Heart Association Scientific Sessions, le donne con tumore al seno presentano un rischio aumentato di sviluppare fibrillazione atriale (AF) nel primo anno dopo la diagnosi.

“L’incidenza di fibrillazione atriale è massima nei primi 60-90 giorni dopo una diagnosi di tumore al seno”, dice Avirup Guha della Case Western Reserve University di Cleveland, in Ohio, primo autore dello studio. “La fibrillazione atriale dopo una diagnosi di tumore al seno aumenta la mortalità cardiovascolare e la gravità del cancro (stadio/grado) è un forte fattore di rischio per lo sviluppo della patologia cardiaca”.

Lo studio
Lo studio ha preso in considerazione oltre 85.000 donne di età pari o superiore a 66 anni che hanno ricevuto diagnosi di tumore al seno tra il 2007 e il 2014. Tra queste, 9.425 (11%) presentavano una diagnosi pre-esistente di fibrillazione atriale prima di ricevere quella di tumore al seno.

La fibrillazione atriale di nuova insorgenza si è verificata in 2.993 (3,9%) donne nell’arco di un anno dalla diagnosi di tumore al seno. Di contro, l’1,8% delle donne senza un tumore al seno ha sviluppato la patologia nello stesso periodo.

Il tasso di fibrillazione atriale di nuova insorgenza nelle donne con tumore al seno ha raggiunto il picco nei primi due mesi dalla diagnosi di cancro e si è rivelato più elevato nelle donne anziane e afroamericane.
La gravità del tumore al seno (stadio e grado) si associava fortemente al rischio di insorgenza di fibrillazione atriale, con oltre il 300% in più di probabilità di svilupparla per le donne con tumore al seno al IV stadio rispetto a quelle con cancro al I stadio.

Le donne con tumore al seno che non avevano ricevuto chirurgia iniziale, radioterapia o terapia ormonale presentavano un rischio più elevato di sviluppare fibrillazione atriale rispetto a quelle sottoposte a tali trattamenti.

Infine, il rischio di fibrillazione atriale si è mostrato più elevato con interventi complessi come la mastectomia rispetto a interventi semplici come la lumpectomia.

Fonte: European Heart Journal
Megan Brooks
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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