
I dati
I tassi di chirurgia per il tumore del seno in fase I variavano dai 21,1% in Polonia al 65,1% in Belgio. Variazioni simili si riscontravano nell’uso della mastecomia nelle pazienti in fase II. Anche i tassi di intervento per il tumore in fase più avanzata erano differenti da paese a paese, con il 50,8% delle pazienti in Irlanda con diagnosi di fase III che non si sottoponevano a chirurgia, rispetto al 22% delle pazienti in Belgio e al 4,6% in Polonia.Inoltre, mentre il 19,5% dei pazienti in fase I in Olanda veniva sottoposto a terapia endocrina adiuvante, l’uso era più alto in altri paesi, con percentuali che arrivavano al 47,5% in Inghilterra e all’84,6% in Belgio. Secondo gli autori, infine, i tassi di sopravvivenza in fase I e II erano significativamente più bassi in Inghilterra rispetto agli altri quattro paesi, mentre la sopravvivenza in fase III era significativamente peggiore in Irlanda e in Inghilterra.
Le conclusioni
“La ricerca sul cancro del seno è a livello internazionale, ci sono molte linee guida, sia internazionali che europee, e abbiamo ancora una variazione molto grande in termini di trattamento”, dice Marloes Derks, l’autore principale dello studio. “Parte di queste differenze potrebbero essere spiegate nelle differenze a livello della chirurgia e suggeriscono che in questo gruppo di pazienti ad alto rischio, la chirurgia mammaria potrebbe comportare un ulteriore beneficio di sopravvivenza”.
Fonte: British Journal of Cancer
Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
