
Lo studio
I ricercatori hanno preso in esame i dati di 40.637 adulti tra i 18 e i 65 anni che erano stati ricoverati in ospedale per TBI nel periodo tra il 1987 e il 2014 e che al basale non presentavano lesioni neurodegenerative. Le diagnosi di disturbi neurodegenerativi sono stati registrati per un anno dopo l’infortunio fino alla fine del 2014. Tra i 19.936 pazienti del gruppo con lesioni cerebrali traumatiche moderate-gravi, il 3,5% ha sviluppato disturbi neurodegenerativi rispetto all’1,6% dei 20.703 pazienti del gruppo con Tbi di grado lieve. Il rapporto di rischio aggiustato di Ndd associato a Tbi moderata-grave rispetto a Tbi lieve, è stato di 1,8. Tuttavia il rischio è aumentato solo per la demenza (HR 1,9) e non per la malattia di Parkinson o la sclerosi laterale amiotrofica. «La correlazione tra Tbi lieve e la demenza è al momento piuttosto debole, mentre la correlazione tra Tbi moderata-grave e demenza è forte – afferma Raj – attualmente non ci sono metodi diretti per prevenire lo sviluppo della demenza e per tale motivo è necessario riuscire a prevenire innanzitutto i traumi cerebrali”.
E ora?
I medici che hanno in cura pazienti con storia di lesioni cerebrali gravi devono essere sicuri di minimizzare altri fattori di rischio per la demenza come l’ipertensione, l’iperlipidemia e la sedentarietà. “Il nostro prossimo passo – sottolinea Raj – sarà valutare l’interazione tra fattori ambientali e fattori genetici nelle persone con storie di traumi cerebrali per capire se la demenza sia “geneticamente programmata” in alcuni soggetti sopravvissuti a Tbi o se potrebbe essere prevenibile”.
Fonte: PLOS Medicine
di Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
