Talco Johnson&Johnson: dopo il verdetto ci si interroga sulle evidenze scientifiche

talco(Reuters Health) – Il verdetto di una giuria americana, che ha dato ragione a una signora morta di cancro alle ovaie che per decenni aveva utilizzato prodotti per l’igiene intima a base di talco, ha sollevato nuove preoccupazioni tra i consumatori, ma gli scienziati sostengono che non ci sono evidenze sulla reale pericolosità di questa sostanza. La Johnson & Johnson è stata condannata a pagare 72 milioni di dollari di danni alla famiglia della donna deceduta, ma l’azienda americana si difende dichiarando che la sicurezza del talco nei prodotti cosmetici è avvalorata da anni di evidenze scientifiche. Il talco è un minerale contenente magnesio, silice e ossigeno, che ha la caratteristica di assorbire l’umidità. In natura, si sa che il talco può contenere anche asbesto, un noto cancerogeno. Ma tutti i prodotti in commercio negli Stati Uniti sono asbesto-free dal 1970. “Nonostante questo – ha dichiarato Ranit Mishori, professore alla Georgetown University, a Washington – l’idea che il talco potesse contenere asbesto ha messo la pulce nell’orecchio ad alcuni ricercatori e ad alcuni esperti di salute pubblica già anni e anni fa”.

Le ipotesi avanzate
Gli scienziati hanno avanzato varie ipotesi sul meccanismo con cui il talco causerebbe il cancro in diverse parti del corpo. Secondo quanto riportato sul sito internet della American Cancer Society, la gran parte delle preoccupazioni riguardavano l’esposizione a lungo termine alle fibre di talco nei minatori, che potrebbe causare cancro ai polmoni, e l’utilizzo quotidiano della polvere di talco nelle parti intime, che aumenterebbe il rischio di soffrire di cancro alle ovaie.

Per quanto riguarda gli studi sull’esposizione al talco contenente asbesto sui minatori, c’è stata qualche correlazione, ma nessuna se si considerano i prodotti asbesto-free. Mentre per quanto riguarda il cancro alle ovaie, secondo gli esperti il talco potrebbe raggiungere le ovaie attraversando le strutture che le dividono dall’esterno (vagina, utero e tube di falloppio) e qui causare infiammazione. Anche secondo Adetunji Toriola della Washington University, epidemiologo al Siteman Cancer Center di Saint Louis, questa associazione è scientificamente possibile. “Sappiamo – ha spiegato – che l’infiammazione aumenta il rischio di cancro alle ovaie. E sappiamo che la polvere di talco causa infiammazione. Ma la domanda è: il talco causa cancro inducendo infiammazione alle ovaie?”

Daniel Cramer, epidemiologo all’Università di Harvard, è stato il primo a riportare un possibile collegamento tra l’uso del talco e il rischio di sviluppare un cancro delle ovaie nel 1982. Da allora, l’esperto americano ha pubblicato diversi studi che dimostrano come l’esposizione al talco aumenterebbe del 30% il rischio di avere un cancro alle ovaie. Cramer, che è stato nominato consulente dagli avvocati dell’accusa nella causa contro J&J, ha dimostrato l’aumento del rischio in studi che hanno paragonato l’utilizzo del talco nelle donne che avevano sofferto di cancro alle ovaie con chi non ne aveva invece fatto uso. Ma gli esperti dicono che questo tipo di studi sono meno rigorosi e affidabili, dal momento che le donne devono sforzarsi di ricordare quanto e quanto spesso hanno usato la polvere di talco.

Gli studi di coorte
Due sperimentazioni più rigorose, di tipo prospettico di coorte, tuttavia, non sono riuscite a dimostrare un nesso causale tra cancro alle ovaie e uso abituale di talco. “E sappiamo che gli studi di coorte sono più credibili”, ha commentato Toriola. In questi studi, i ricercatori identificavano le donne che avevano usato il talco e le seguivano per diversi anni, mettendo a confronto i risultati con un altro studio di coorte fatto su persone che non avevano fatto uso di prodotti a base del minerale.

Una ricerca pubblicata nel 2000 sul Journal of the National Cancer Institute, della quale Cramer era stato coautore, ha invece concluso che “c’è una leggera evidenza nell’associazione tra l’uso del talco a livello perineale e il rischio di cancro alle ovaie”. Tuttavia, i dati hanno mostrato un ‘modesto’ aumento nel cancro alle ovaie in forma seria, la forma più comune di questo tipo di tumore. Sulla base di questi studi, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato l’uso della polvere a base di talco sui genitali esterni come un ‘possibile agente cancerogeno nell’uomo’, una categoria che include anche altri prodotti comunemente consumati come il caffè e l’aloe vera.Per dimostrare in maniera definitiva che il talco causa cancro alle ovaie ci sarebbe bisogno di una trial clinico randomizzato, ma questo non è eticamente possibile, ha spiegato Cramer. Un tipo di sperimentazione come questa, infatti, si dovrebbe condurre facendo utilizzare alle donne un prodotto potenzialmente cancerogeno e aspettando poi di vedere se sviluppano il tumore più spesso rispetto alle donne che non hanno utilizzato lo stesso prodotto.

Secondo Mishori, infine, non ci sono prove, nonostante studi rigorosamente condotti e di alta qualità, di un nesso di causalità o di una associazione tra talco e cancro delle ovaie. Come medico è pragmatica, dichiarando che, in fin dei conti, il talco non è un prodotto indispensabile e dunque “se non sei convito, basta non usarlo”, ha concluso.

Julie Steenhuysen

(Versione italiana Quotidinao Sanità/Popular Science)

 

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