
Lo studio
In collaborazione con l’audio visual artist Mark Ware, il team di ricerca ha condotto un esperimento in cui i partecipanti, 17 volontari, ascoltavano i suoni registrati da ambienti naturali e artificiali, mentre la loro attività cerebrale è stata misurata con una risonanza magnetica e quella del sistema nervoso autonomo è stata monitorata tramite piccoli cambiamenti della frequenza cardiaca.
Dai risultati è emerso che l’attività nella rete di ‘modalità di default’ del cervello (sostanzialmente un insieme di aree che sono attive quando siamo a riposo) era diversa a seconda dei suoni in sottofondo.
In sostanza, come evidenziano gli studiosi, durante l’ascolto di suoni della natura la connettività cerebrale rifletteva un focus di attenzione diretto verso l’esterno, mentre di fronte a suoni artificiali il focus di attenzione era diretto verso l’interno, simile a quanto osservato in stati di ansia, disturbo post traumatico da stress e depressione.
C’era un aumento di attività nel sistema parasimpatico, associato con il relax del corpo, con l’ascolt0 di rumori della natura piuttosto che artificiali. Gli effetti maggiori si osservavano in chi era più stressato, mentre in coloro che erano già rilassati aumentava, seppure molto lievemente, il livello di stress.
