
Lo studio
Esistono giĂ pochi casi, che riguardano rene, fegato, esofago e vescica ed è questa la nuova prospettiva a cui guarda sempre piĂą anche la parodontologia, che si occupa dei tessuti di sostegno del dente, come la gengiva, l’osso, il legamento parodontale. “La chirurgia è l’approccio standard, fortemente supportato dalla letteratura scientifica – spiega Giannobile – fra gli altri approcci ci sono gli innesti di osso dalla mandibola per utilizzarli a fini ricostruttivi”.
“Esistono poi delle opzioni, con importanti potenzialitĂ future, che coinvolgono appunto i cosiddetti fattori di crescita che derivano dalle piastrine del sangue. Con tecniche di radiologia molto sofisticate, l’imaging tridimensionale, si può vedere il ‘difetto’, cosa manca e chiedere al laboratorio di creare la parte mancante, come fosse un pezzo di Lego che può essere stampato in 3D – aggiunge – ed arricchito di cellule staminali prese dal dente”.
“Questi pezzi mancanti possono essere trattati in laboratorio ed arricchiti di acceleratori genetici, cellule o geni in grado di premere piĂą ‘pulsanti’ del nostro corpo. Un’altra ultima opzione riguarda poi i farmaci approvati per l’osteoporosi o fratture riformulati per rigenerare ossa nella cavitĂ orale per supportare i risultati della chirurgia”.
